Non una parola sull’inchiesta che due giorni fa ha travolto i vertici del Milan. Né un accenno alle rivelazioni de La Notizia circa gli intrecci societari e le cessioni a prezzi stracciati emersi nelle operazioni di acquisizione dei terreni a San Donato. Né sul fatto che WeBuild potrebbe ritrovarsi a ristrutturare San Siro senza aver mai vinto una gara. Insomma, se ieri Beppe Sala voleva “chiarire” la “questione stadio” con i milanesi, diciamo che ha fallito il suo scopo. E sì che per la prima diretta social di “Cose in Comune”, il format via Instagram dove il sindaco risponde direttamente alle domande dei cittadini, Sala aveva scelto proprio il tema stadio “per fare chiarezza”.
Il sindaco di Milano Sala pensa di affidare lo Stadio San Siro al fondo Elliot sotto indagine e a Zhang indebitato per 300 milioni
Invece si è lungamente soffermato a spiegare perché la ristrutturazione del Meazza sia preferibile (per Milan e Inter) al costruirsi un impianto proprio. “Ha molto senso lavorare su San Siro”, ha detto, “è uno stadio storico, è la Scala del calcio, è qualcosa che sta nelle tradizioni e nelle storie familiari, è ben posizionato, al netto delle problematiche di chi ci vive, ci si arriva in molti modi, i milanesi ci sono abituati, San Siro è casa. Con la ristrutturazione si può fare qualcosa di meglio”. E poi rivolgendosi direttamente ai club ha aggiunto: “Ma veramente volete chiedere ai vostri tifosi di andare a San Donato o Rozzano, obbligandoli a una mobilità e una logistica difficili? E infine: ma con il costo del denaro che c’è, senza Berlusconi e Moratti imprenditori mecenati, ci sono realtà che non possono permettersi di collezionare perdite. Siete sicuri di voler fare un investimento che supera il miliardo per fare uno stadio quando possiamo lavorare su San Siro? Non vi faccio i conti in tasca – ha continuato – ma vi offro la possibilità, attraverso un investimento molto più limitato e rimanendo nello stesso impianto”.
Il sindaco ha anche sottolineato quanto sia difficile costruire un nuovo stadio, dal punto di vista amministrativo. E, in conclusione, ha confermato che se i club decidessero di andarsene, il Piano B prevede di trasformare San Siro in un’arena per concerti. Un discorso ai partner, più che ai cittadini, peccato che i partner (ai quali Sala vorrebbe cedere per 100 milioni pagabili in 100 anni il Meazza e, soprattutto, le appetite aree limitrofe) non siano dei più sicuri. L’attuale patron dell’Inter, Zhang, entro maggio 2024 dovrà restituire 300 milioni di euro al fondo Oaktree, altrimenti perderà la squadra. Soldi che sembra non avere, tanto da aver chiesto a Goldman Sacs di trovare nuove linee di credito. Per il Milan il discorso è più complesso. Si dovrà infatti vedere come evolverà l’inchiesta della Procura milanese sulla reale proprietà della squadra.
Offerti ai rossoneri e all’Inter lo stadio e le aree circostanti. Il Piano B del sindaco è un’arena per concerti al Meazza
Se verrà appurato che, come pensano i pm, non RedBird di Gerry Cardinale, ma Elliott è il reale padrone del Milan, i vertici societari saranno inguaiati. Come lo sarà la squadra: Elliott infatti possiede anche la squadra francese Lille, ed è vietato dal regolamento Uefa avere due squadre nelle coppe. Ragione per la quale il Milan, se sarà provata la tesi della procura, subirà pesanti penalizzazioni sia in campionato che in coppa. Cioè incasserà molto meno del previsto. Inoltre ieri la procura ha fatto sapere che sta anche indagando sulla congruità del prezzo che RedBird avrebbe pagato a Elliott (1,2 miliardi), ritenuto assai alto. E che sta cercando di fare luce anche sul motivo della presunta simulazione di compravendita. Date le condizioni, è ipotizzabile che entrambe le proprietà mirino a monetizzare il più possibile e il prima possibile. Operazione assai più facile (e redditizia) qualora Milan e Inter avessero in pancia la proprietà di San Siro e delle aree annesse… Insomma, non proprio i partners ideali ai quali un comune sceglierebbe di “regalare” un gioiello di famiglia come San Siro.