Pensate a 32 campi da calcio, uno accanto all’altro, la cui superficie sommata fa 229.953 mq. E pensate di voler comprare tutto quel terreno alle porte di Milano, a San Donato, in particolare. Nell’Area San Francesco, per la precisione. Pensereste che non vi basterebbero i soldi di un paio di vite. In realtà non è così. Per rilevare quei 32 campi da calcio/229.953 mq in realtà vi basterà sborsare 1.200.000 euro. Come un appartamento da 100 metri quadri in una zona centrale di Milano.
Secondo il rogito notarile il Milan ha comprato a San Donato 229.923 metri quadrati per soli 1,2 milioni di euro
Lo diciamo, perché 1,2 milioni è esattamente la cifra che il Milan Ac, attraverso la sua società veicolo Sportlifecity, ha versato il 26 febbraio 2024 nelle casse di Eni Spa per assicurarsi quella grossa fetta di Parco Sud necessaria per poter avviare la sua operazione “nuovo stadio di San Donato”. Quel rogito, annunciato molti mesi prima da tutti i giornali e tv tra un alone di mistero (le cifre non erano mai state rese note) che La Notizia può svelare in esclusiva, è stato sottoscritto solo alla fine del mese scorso (il 26 febbraio 2024, appunto) nel centralissimo studio del notaio Federico Mottola Lucano di via Metastasio 5, a due passi dal Castello Sforzesco. A siglare il documento, l’Ad di Eni Servizi Spa, Paolo Repetti, e il presidente di Sportlifecity, Roberto Masi. Per il passaggio di mano, la società veicolo del Milan ha sottoscritto tre assegni: due da 500.000 euro e uno da 200.000, ai quali ha dovuto poi aggiungere 100.000 euro di tasse.
Secondo quanto si legge nel contratto “tutti i beni oggetto sono stati venduti a corpo, e non a misura (…) con rinuncia espressa di entrambe le Parti ad ogni adeguamento del prezzo anche nel caso di superamento del ventesimo della misura indicata in contratto”. Tradotto: il prezzo è quello, indipendentemente dal valore del terreno.
Inoltre sia il Milan che Eni hanno tenuto a sottolineare l’importanza della segretezza: “le Parti in relazione alle Informazioni Confidenziali si impegnano a: a) mantenerle segrete e a non rivelarle a terzi; b) utilizzarle esclusivamente per l’esecuzione del presente atto e a non utilizzarle, riprodurle, ricavarne estratti o sommari per scopi diversi da quelli attinenti l’esecuzione del presente atto”, si legge nel contratto.
Il passaggio di proprietà pone più di un interrogativo
Una riservatezza comprensibile, perché questo passaggio di proprietà pone più di un interrogativo. Il primo è, naturalmente, di opportunità: l’attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni, tratta e conclude affari con la società della quale è stato amministratore delegato fino al 2014. Inoltre vale la pena ricordare che quando è stato chiamato da Giorgia Meloni a presiedere Enel ad aprile del 2023, Scaroni si è dimesso da tutte le cariche, tranne da quella di presidente del Milan, perché “l’unica che non mi pone conflitti di interesse”, disse.
La seconda questione è economica: com’è stato stabilito il prezzo “a corpo” da parte di Eni (società di proprietà pubblica per il 27%)? Senza quei 229.953 mq, il progetto del nuovo stadio a San Donato (anche se un vero progetto con relativo Piano economico non esiste ancora) non si sarebbe potuto fare. Quindi Eni avrebbe potuto potenzialmente decidere il prezzo che voleva, sfruttando l’incombente necessità del Milan di entrare in possesso di quei terreni. E invece no. Una domanda che magari gli azionisti faranno ai vertici dell’industria petrolifera. E magari anche la Corte dei Conti.
I terreni ricadono in gran parte nel Parco Agricolo Sud Milano
Poi c’è anche una questione ambientale: quei 229.953 mq ricadono in gran parte nel Parco Agricolo Sud Milano e, secondo il piano del Milan, sono destinati ad essere cementificati per ospitare i parcheggi dei tifosi vip… Tutte questioni che vanno poi ad aggiungersi a quegli intrecci societari svelati da La Notizia nei giorni scorsi. E cioè che le altre porzioni dell’area San Francesco il Milan le avrebbe acquistate (ma i documenti non sono mai stati consegnati al Comune di San Donato) dalla società Asio, la quale le aveva in pancia avendo incorporato l’Immobiliare Metanopoli, rilevandola proprio da Eni… Asio quando incorpora Immobiliare Metanopoli, ha un capitale interamente posseduto da WH13/Twenty-Nine B.V. (“WH13”), società di diritto olandese, che è, a sua volta, controllata da Whitehall Street Real Estate Limited Partnership XIII, fondo di investimento costituito in forma di limited partnership ai sensi della legge del Delaware. Whitehall fa parte di una serie di fondi di investimento immobiliari, gestiti da Goldman Sachs Group. E chi ha lavorato per vent’anni in Goldman Sachs? L’attuale proprietario del Milan, Gerry Cardinale! Così come lavorava in Goldman anche il figlio di Scaroni, Bruno. Ennesime coincidenze in un affare che ha ancora molto da raccontare.
Riceviamo e pubblichiamo
Eni precisa che la compravendita è avvenuta sulla base di un contratto pubblico tra le parti che prevede clausole standard per le compravendite immobiliari di Eni, in linea con le prassi di mercato, compresa quella inerente la riservatezza. Si evidenzia altresì che il terreno agricolo, oggetto del contratto, è in vendita dal 2009 e che in circa 15 anni Eni, nonostante ricorrenti pubblicazioni sui canali di pubblicità immobiliare, ha ricevuto un’unica offerta, peraltro di valore inferiore a quella dell’AC Milan.
Ufficio stampa Eni