Un’arma di distrazione dai veri problemi della scuola italiana. E anche di discriminazione territoriale. Sindacati, docenti e studenti di Napoli e della Campania si scagliano contro il decreto legge 19 del governo che vuole “riequilibrare” la differenza Nord-Sud sui voti agli esami degli studenti. Nel Mezzogiorno, infatti, ci sono molti più 100 e lode rispetto alle regioni settentrionali. E allora l’esecutivo di Giorgia Meloni e della Lega di Matteo Salvini ha inserito nel curriculum degli studenti anche le prove Invalsi dove gli alunni del Nord riescono ad aumentare la loro percentuale di competenze.
Un’arma di distrazione dai veri problemi della scuola italiana. E anche di discriminazione territoriale
“Sulla questione voti alti al Sud rispetto al Nord – afferma Roberta Vannini della Uil Scuola Campania – non capisco quale sia la difficoltà e non capisco che tipo di agevolazione sia per gli studenti del Mezzogiorno, al massimo meritano questa valutazione. Non comprendo questo attacco che vorrebbe dimostrare la manica larga dei docenti meridionali quando giudicano gli alunni”. Secondo Vannini “bisogna poi ricordare che molti docenti meridionali lavorano al Nord, e questo è l’ennesimo motivo per distogliere le attenzioni dai veri problemi della scuola: valorizzazione del personale, inclusione, dispersione scolastica al Sud e la mancanza di strutture adeguate. Si vuole distrarre dai reali problemi con questo decreto”.
Gli fa eco Ottavio De Luca, segretario Flc Cgil Napoli e Campania, che pone l’accento sul contesto più precario dove operano i docenti meridionali: “lavorano come quelli del Nord ma lo fanno ancora meglio perché in una situazione con maggiori difficoltà e da qui nasce anche il voto, si premia anche l’alunno che arriva da un contesto maggiore di disagio. La scuola meridionale lavora molto di più in strutture dove non ci sono palestre e tante altre cose. Poi gli studenti del Sud riescono ad essere delle eccellenze perché qui si cura meglio quel poco che si ha”.
Forti critiche anche alle prove Invalsi che non hanno nulla a che vedere col percorso di studi degli studenti.
I professori e la platea studentesca di Napoli e della Campania non ci stanno. Per gli Studenti autorganizzati campani (Sac) “questa misura è inaccettabile perché continua a aumentare il dislivello sociale tra gli studenti del Settentrione e del Meridione – dice Giulia Costabile – contribuendo ad un piano economico italiano che ormai ha l’intenzione di finanziare soltanto le scuole di ‘serie A’ condannando gli istituti considerati meno produttivi”. Secondo il Sac è inaccettabile pure che “il valore degli studenti venga misurato sulla base di prove che non hanno nulla a che vedere con il loro percorso scolastico, un percorso di acquisizione di capacità critica e non solo di nozioni. È assurdo che il governo scelga di dargli ancora più centralità nonostante le grandissime mobilitazioni che hanno coinvolto il mondo della scuola in toto”.
Anche tra i docenti e i dirigenti scolastici c’è un netto no come afferma la preside Valeria Pirone: “se l’obiettivo è punitivo sono ovviamente in disaccordo e per quel che riguarda l’incongruenza le prove invalsi non considerano il percorso dei ragazzi e delle ragazze, sono dei dati sterili. Le valutazioni finali gli esami, invece tengono presente del processo di uno studente e anche lo stesso voto tra due studenti e studentesse può avere un valore diverso”.