Sta facendo scalpore l’inchiesta sul presunto dossieraggio di politici, imprenditori e personalità dello Sport. Alfonso Sabella, giudice del Tribunale di Roma, che idea si è fatto di questo scandalo?
“Siamo davanti a un fatto obiettivamente gravissimo, come sono gravissimi tutti i casi in cui un pubblico ufficiale viene meno ai suoi doveri per favorire altri. Detto questo, voglio ribadirlo, si tratta di qualcosa di molto preoccupante perché sta emergendo un ruolo disinvolto di chi ha sfruttato preziosissime banche dati a disposizione delle forze di polizia, dell’amministrazione finanziaria, dell’anagrafe e di altri servizi pubblici, per fini privati”.
Insomma non sembra granché sorpreso…
“Infatti non lo sono. Quanto fatto da questo ufficiale della Guardia di Finanza non è un caso isolato. Soltanto due giorni fa La Stampa ha pubblicato la notizia di un maggiore dei carabinieri per il quale la Procura di Torino ha chiesto il processo per fatti analoghi a quelli di cui si sta discutendo visto che gli viene contestato lo spionaggio di un ex senatore del Pd, di Bertolaso e di alti ufficiali dei carabinieri”.
Dalla politica tanti stanno lamentando rapporti opachi tra pubblici ufficiali e giornalisti. Che ne pensa?
“Guardi mi viene in mente un vecchio film, i cui contenuti sono da prendere con le pinze perché all’epoca c’era un’altra sensibilità, intitolato ‘Sedotta e abbandonata’ in cui si sostiene la tesi che l’uomo ha il diritto di chiedere e la donna ha il dovere di rifiutare. Ebbene questo concetto mi sembra adatto a descrivere il fatto che il giornalista ha diritto a chiedere le notizie mentre il pubblico ufficiale ha il dovere di non fornirle quando sono secretate oppure quando per averle deve accedere abusivamente ai sistemi informatici. Eppure io noto che c’è chi sta sfruttando quest’inchiesta per sollevare il solito polverone sui rapporti tra procure e Informazione ma le contestazioni che vengono fatte nei confronti del magistrato Laudati non riguardano, mi creda in nessun caso, il suo rapporto con i giornalisti ma il fatto che per svolgere la propria attività investigativa ha fornito motivazioni diverse da quelle reali. Paradossalmente se Laudati avesse dato la motivazione reale, ossia le informazioni avute da confidenti, non staremmo neanche parlando di accessi abusivi perché sarebbero stati perfettamente leciti”.
A suo parere c’è una regia occulta dietro questi accessi abusivi?
“In tutta onestà, non credo. Posso sbagliarmi ma lo penso perché mi sembra difficile trovare un punto unitario che giustifichi una pesca a strascico che va da Fedez al socio di studio del presidente Conte e fino al ministro Crosetto. Questo non sminuisce la gravità di quanto accaduto ma al contrario dimostra che il fenomeno degli accessi abusivi è estremamente diffuso nel nostro Paese e bisogna assolutamente arginarlo”.
Crede che qualcuno stia speculando su questa vicenda per mettere in discussione l’Antimafia e in particolare per sottrargli il controllo sulle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos)?
“Siamo in campagna elettorale e probabilmente tanti si giocano la carta di mostrarsi come vittime del sistema. Tra l’altro a mio avviso le Sos in questa storia sono uno specchietto per le allodole come dimostra il fatto che, almeno al momento, nelle imputazioni ne vengono citate pochissime. Al contrario, sempre in base a quanto sta emergendo, la maggior parte degli accessi riguardano Serpico, un software potentissimo in cui sono presenti tutti i dati finanziari di una persona fino ad arrivare perfino ai conti correnti, che appartiene all’Agenzia delle Entrate e non alla Dna. Alla luce di tutto ciò mi sembra evidente che ci sia un tentativo di rivalsa verso la magistratura. Del resto lo già abbiamo visto con l’introduzione dei test psicoattitudinali per noi che siamo geneticamente diversi dalla razza umana come diceva Silvio Berlusconi e anche dall’indebolimento di tutti gli strumenti per l’accertamento dei reati contro la pubblica amministrazione a cominciare dall’abolizione dell’abuso d’ufficio. Ora c’è un nuovo attacco da parte di chi vuole approfittare del fatto che un ufficiale della Guardia di Finanza avrebbe fatto delle porcherie, cosa che verrà accertata dalla procura di Perugia, soltanto per colpire la procura nazionale Antimafia”.
Cosa si dovrebbe fare per evitare il ripetersi di una situazione simile?
“Bisogna predisporre dei controlli random e altri a cadenza periodica sugli accessi alle banche dati. Inoltre è necessario potenziare i sistemi informatici e la loro sicurezza che, specie alla vigilia del processo telematico, sono ancora gravemente carenti”.