Ieri a Palazzo San Macuto nella Commissione di inchiesta sulle condizioni di lavoro, sfruttamento e tutela della salute e sicurezza è stato il turno della ministra al Lavoro Marina Calderone che sull’onda dello sdegno per la strage di lavoratori a Firenze promette controlli più serrati. “Tra il 2023 e 2024 con il personale che abbiamo attualmente in forza avremo un aumento del 40% delle ispezioni”, ha annunciato la ministra. “Con il nuovo contingente – ha aggiunto – andiamo a raddoppiare numero degli ispettori tecnici addetti ai controlli di cantiere e questo significa aumentare in prospettiva del 100% le nostre potenzialità in termini di controlli”.
Calderoni difende la misura, ma sindacati e opposizione la bocciano
La ministra ha riconosciuto che “nelle aziende edili ispezionate la percentuale di irregolarità sul 2023 è del 76%” che sale all’85% nei cantieri del Superbonus. Calderone ha anche difeso l’introduzione del nuovo sistema per classificare le imprese e i lavoratori autonomi, chiamato “patente a punti” o “patente a crediti”, licenziato dal Consiglio dei ministri lo scorso 26 febbraio. La patente a punti è stata introdotta nel nostro ordinamento dopo il confronto con le parti sociali ed è stata una scelta coraggiosa”, ha detto la ministra, invitando a “non ironizzare” sulla misura che entrerà in vigore dal primo ottobre di quest’anno.
Sulla misura adottata dal governo però più che ironie sono arrivate critiche. La Uil, per esempio, che è tra coloro che richiedevano la cosiddetta patente a punti è netta: “La patente come l’hanno strutturata al governo non funziona – ha detto la scorsa settimana il segretario generale Pierpaolo Bombardieri -. È mai possibile che una vita valga 20 crediti, che si possa operare con 15 e se ne possano recuperare 5 con un corso di formazione? Un criterio inaccettabile. Dovremmo confrontarci sul sistema delle sanzioni”. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha sottolineato come la patente dovrebbe esserci “per tutti i settori, non solo per gli edili. I morti e gli infortuni ci sono in tutti i settori e attività”. Della stessa idea anche il M5S per cui limitare l’iniziativa al settore edile “significa ignorare i morti nelle fabbriche, o davanti a un orditoio”.
La riforma si applica solo al comparto edile e non prevede sanzioni se l’incidente mortale si verifica in fabbrica
La deputata del Partito democratico Cecilia Guerra ha detto che “non si può pensare a uno strumento come quello per la patente di guida, in cui se perdo i punti mi fanno fare di nuovo l’esame”. Secondo Guerra, “è fondamentale impedire l’accesso agli appalti pubblici, ma anche togliere i benefici fiscali e contributivi di cui le imprese godono”. Confartigianato ritiene che si tratti di “un meccanismo farraginoso e pieno di incertezze e lacune applicative” destinato “a non produrre alcun risultato positivo in termini di riduzione degli infortuni, mentre rischia di trasformarsi nell’ennesimo balzello burocratico sulle spalle degli imprenditori edili, in particolare le piccole imprese, che duplica oneri economici e adempimenti amministrativi rispetto a quelli già esistenti”.
L’Associazione costruttori edili lamenta che non si tenga conto di “altri fattori quali l’anzianità e l’esperienza dell’impresa, i contenziosi intercorsi con le varie committenze, il know how aziendale, il numero di infortuni pregressi ed altri criteri reputazionali”. Per la deputata del Pd e capogruppo in commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, Giovanna Iacono, bisognerebbe intervenire sui subappalti che “consentono spesso di aggirare gli obblighi formativi, mettendo a rischio lavoratrici e lavoratori che hanno minori tutele.”Insomma, sulla patente a punti pensata dal governo si ode di tutto tranne che semplici “ironie” da superare con una scrollata di spalle come fa la ministra Calderone.