Consigliere del governatore Vincenzo De Luca alla sanità, praticamente un assessore in pectore, primario di cardiochirurgia a Salerno, una scalata all’Agenas fino a diventarne presidente, condannato e poi assolto dopo tre gradi di giudizio per aver fatto pressioni su vertici di Asl “distanti” dal nuovo corso politico, per almeno un anno non potrà esercitare la professione medica. La sua colpa? Tra le altre presunte negligenze riscontrate, quella di aver dimenticato una garza nel cuore di un paziente operato al Ruggi d’Aragona di Salerno e successivamente deceduto. È la parabola di Enrico Coscioni, tra i più potenti uomini dietro le quinte del palco deluchiano, raggiunto ieri mattina da un provvedimento di sospensione dall’attività medica per 12 mesi.
Il fedelissimo del governatore campano De Luca, Enrico Coscioni, nei guai dopo la scalata all’Agenas
Interdizione disposta anche per gli altri 4 componenti della equipe di Coscioni: stop di 9 mesi per Gerardo Del Negro e Pietro Toigo e di sei per Francesco Pirozzi e Aniello Puca. Respinta la richiesta della Procura di sospendere Coscioni dal da presidente dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Una decisione, rispetto alla quale i pm proporanno appello, che si sposta sul piano politico, con una spaccatura tra le fila del centrodestra campano. All’interrogazione annunciata dai parlamentari salernitani di Fratelli d’Italia Antonio Iannone e Imma Vietri, per chiedere la rimozione di Coscioni dall’Agenas alla luce “del grave quadro accusatorio”, replica il coordinatore campano di Forza Italia Fulvio Martusciello. “Non ne facciamo una battaglia politica – dice -, le dimissioni di Coscioni da presidente Agenas sono una scelta che attiene alla sua sensibilità. Non conviene a nessuno lasciare l’agenzia in uno stato di incertezza”. Ma torniamo ai fatti.
La vicenda del 62enne Umberto Maddolo di Paestum morto dopo l’intervento al cuore
È il 20 dicembre 2021 quando Umberto Maddolo, 62enne di Capaccio Paestum, viene sottoposto a un delicato intervento di “sostituzione valvolare aortica con bioprotesi e rivascolarizzazione coronarica”. L’uomo muore per complicazioni post-operatorie. Sulla scorta della denuncia presentata dai familiari, la Procura apre un’inchiesta. Emergono quattro profili di colpevolezza per l’equipe di Enrico Coscioni, relativi alle modalità di preparazione dell’intervento e alle decisioni adottate durante e dopo l’operazione. E all’aver dimenticato un lembo di garza di 8 centimetri sul ventricolo sinistro del paziente. Sulla base del report dei periti nominati dalla Procura, la gestione post-intervento avrebbe dovuto prevedere la convocazione del cosiddetto “Heart Team”.
Coscioni lasciò una garza nel corpo del suo paziente
Inoltre, una volta riscontrata durante l’intervento “una estesa calcificazione dell’aorta ascendente”, i medici avrebbero dovuto interromperlo. Invece andarono avanti, “ignorando o sottovalutando – scrivono i magistrati in una nota – i rischi connessi alla necessità di manipolare significativamente un cuore provato da un infarto recente e già gravato da una significativa disfunzione”. La Procura evidenzia “l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico del Coscioni anche in relazione al delitto di falso ideologico aggravato”. Ci sarebbe un’incongruenza temporale tra l’ora del “mancato colposo rinvenimento della garzina” e quella in cui Maddolo viene portato in rianimazione, alle 24. Un buco di 8 ore.