Nelle ultime 72 ore si sono susseguiti tre fatti che, tra un gossip sui Ferragn-ex e l’ennesima rissa da bar sulle esternazioni del generale Vannacci, meriterebbero forse un po’ di attenzione. Da parte di tutti. Magari come promemoria per le prossime elezioni europee di giugno.
Reazione sproporzionata
Primo. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu gli Stati Uniti hanno bloccato, ponendo per l’ennesima volta il veto, la mozione di condanna nei confronti di Israele per quella che è stata ribattezzata “la strage degli affamati”, costata la vita ad oltre cento civili inermi in attesa degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. La mozione, che ha avuto il supporto di tutti gli altri 14 membri del Consiglio stesso, si è scontrata di nuovo con il muro dell’amministrazione guidata da Joe Biden.
Il presidente degli Stati Uniti che a parole ha reiterato con appelli quasi quotidiani a Netanyahu la richiesta di un accordo per il cessate il fuoco, è lo stesso Biden che, impedendo alla comunità internazionale una netta presa di distanze dalla strategia militare di Tel Aviv, è nei fatti il principale ostacolo ad iniziative che potrebbero fermare la carneficina in atto in Palestina.
Dal 7 ottobre scorso, dopo il vile attacco di Hamas costato la vita a circa 1.400 israeliani, la risposta militare dello Stato ebraico ha causato oltre 30mila vittime palestinesi, in gran parte bambini. All’articolo 51, il Progetto di articoli sulla responsabilità dello Stato, stabilisce che “le contromisure devono essere commisurate al pregiudizio subito…”. In altre parole non devono violare il principio di proporzionalità. I numeri sono sotto gli occhi di tutti.
Von der Leyen elmetto & moschetto
Secondo. Dinanzi alla plenaria del Parlamento Ue, Ursula von der Leyen ha evocato un futuro apocalittico. “Dobbiamo muoverci velocemente. La minaccia di guerra potrebbe non essere imminente, ma non è impossibile”. E ancora: “I rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati, ma dovrebbero essere preparati. E tutto ciò inizia con l’urgente necessità di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri”.
Insomma, dopo il Covid, la nuova pandemia sarà la guerra. Che impone di rimpiazzare la corsa ai vaccini con quella al riarmo. “L’Europa deve spendere di più spendere meglio, spendere in modo europeo”. Con acquisti garantiti direttamente dall’Unione europea. Per questo, ha aggiunto la presidente della Commissione Ue candidata al secondo mandato, “uno degli obiettivi centrali sarà quello di dare priorità agli appalti congiunti nel settore della difesa. Proprio come abbiamo fatto con i vaccini o con il gas naturale”. Sparita dai radar qualsiasi iniziativa diplomatica, opzione neppure sfiorata dalla presidente della Commissione europea. La lobby delle armi, sentitamente, ringrazia.
Guerra Usa & getta
Terzo. Mentre l’Europa e il Medioriente bruciano, gli Stati Uniti continuano a cimentarsi nella specialità della casa: giocare col fuoco. Ad accendere l’ultima miccia, per conto dello smemorato Biden, che nel giorno del debutto a Washington di Giorgia Meloni in veste di presidente di turno del G7 è riuscito a scambiare Kiev con Gaza, ci ha pensato il segretario alla Difesa, Lloyd Austin.
“Sappiamo che se Putin avrà successo (in Ucraina, ndr) continuerà ad essere più aggressivo nella regione. E altri leader in tutto il mondo, altri autocrati guarderanno a questo. E saranno incoraggiati dal fatto che ciò che è accaduto senza che noi siamo riusciti a sostenere uno stato democratico”, ha detto il ministro americano nel suo discorso alla Camera dei rappresentanti.
Ma non è tutto. “Se abiti in un Paese baltico, devi essere molto preoccupato perché il prossimo potresti essere tu: conosco Putin, so di cosa è capace. E francamente, se l’Ucraina cade, credo davvero che la Nato entrerà in guerra con la Russia”. Tradotto: prepariamoci alla Terza Guerra Mondiale. Parole che sommate a quelle del presidente francese Emmanuel Macron (tra le “opzioni sul campo” ha incluso quella di inviare “truppe di terra” in Ucraina), all’ultimo intervento di von der Leyen a Strasburgo e alla destabilizzazione della regione mediorientale in atto con l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, tracciano con drammatica chiarezza la strada senza ritorno che l’Occidente si sta avviando ad imboccare.
In nomine patris
Una deriva che ipoteca il futuro dei giovani e delle prossime generazioni. Tradendo lo spirito che ha animato il battesimo delle Nazioni Unite e della stessa Unione europea. Nate affinché gli orrori della guerra fossero consegnati definitivamente alla storia. Ma che un solo leader – e con notevole anticipo – ha avuto il coraggio di condannare. Quando nel 2022, “un gruppo di Stati”, compresa l’Italia allora guidata dal governo Draghi, “si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi”. Dalla scomunica di Papa Francesco sono trascorsi due anni. Ma quella parola è oggi più attuale che mai: “Pazzi!”.