Se non altro il viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti – il primo in veste di leader del G7 – non è servito soltanto a riabilitare la propria traballante figura internazionale e ricevere gli ordini di Joe Biden su Medio Oriente e Ucraina, perché questa volta la premier non è tornata a casa a mani completamente vuote. Infatti poco prima di vedere il titolare della Casa Bianca, il presidente del Consiglio ha annunciato in un video: “Sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo della collaborazione con lo Stato della Florida e con il governo degli Stati uniti che ringrazio. È un giorno di gioia per Chico per la sua famiglia per tutti noi lo avevamo promesso lo abbiamo fatto e ora aspettiamo in Italia Chico Forti”.
Certo poco importa se questo risultato in realtà non è farina del suo sacco, tanto meno del suo governo, perché quanto deciso ieri non è che l’ultimo step di una lunghissima battaglia legale che già nel 2020, con l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, aveva permesso all’Italia di strappare un accordo – poi non rispettato – per far tornare in patria il detenuto.
Il contentino a Meloni
Certo questa volta sembra essere arrivata la svolta definitiva, di questo gliene diamo atto, ma la sensazione è che il rilascio promesso dagli Usa non sia altro che un contentino, al pari della promessa del leader Usa per creare “un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani”. Una serie di ‘gentili concessioni’ spendibili dalla premier per distogliere l’attenzione dalle rogne che stanno mandando in fibrillazione la maggioranza, al traballante rapporto con il Capo dello Stato Sergio Mattarella e, non ultimo, dalla constatazione che l’Italia dei sovranisti per gli Stati Uniti non è un partner ma uno Stato vassallo a cui impartire ordini. Del resto con la presidenza del G7 che spetta proprio a Meloni, l’incontro di ieri non poteva che essere l’occasione per fare il punto sui dossier, soprattutto l’Ucraina e il Medio Oriente, che interessano al presidente americano e su cui lo stesso si gioca l’eventuale rielezione.
L’incontro
Proprio il ritorno alle urne degli americani segna, però, un vero e proprio spartiacque sia per Biden che per la Meloni. Già perché la premier sin da quand’è salita a Palazzo Chigi, volente o nolente, ha dovuto rinnegare la sua storica vicinanza ai Repubblicani di Donald Trump per sposare i democratici e la loro linea bellicista sull’Ucraina, diventandone l’alfiere europeo. Ma con quello che appare come un probabile ritorno in carica del tycoon, dato per vincente in tutti i sondaggi, le cose potrebbero cambiare molto e anche in modo estremamente rapido. Il leader dei repubblicani è notoriamente contrario all’impegno militare in Ucraina, cosa che va ripetendo in ogni occasione possibile, e in caso di vittoria c’è da scommettere che i finanziamenti a Volodymyr Zelensky finiranno in modo definitivo.
Se ciò dovesse accadere, per l’Italia sarebbero guai. Questo perché pochi giorni fa il governo italiano ha stretto un accordo decennale con Kiev per la sicurezza e, in caso di disimpegno americano, il nostro Paese resterà sostanzialmente impantanato e non potrà fare altro che continuare il suo sostegno all’Ucraina, sperando che anche gli altri Paesi Ue – alcuni dei quali hanno stretto patti analoghi – facciano altrettanto. A parte foto e video, al momento sui contenuti della chiacchierata si sa ben poco. Con una scelta che non stupisce perché già vista più volte, la premier ha deciso di non tenere la tradizionale conferenza stampa post incontro.
Di sicuro il tema principale del summit ha riguardato l’Ucraina con la Meloni che ha promesso che la sua difesa sarà una delle priorità del G7 al fine di “riaffermare l’ordine internazionale basato sulle regole, difendendo la libertà e costruendo la pace” per Kiev. Poi la premier avrebbe chiesto rassicurazioni a Biden – senza trovarle – sullo sblocco dei fondi per Zelensky che va avanti da mesi per via dell’ostruzionismo dei repubblicani. Altro tema affrontato è quello del Medio Oriente per il quale l’inquilino della Casa Bianca ha chiesto all’Italia di appoggiare le proprie iniziative diplomatiche volte alla creazione di 2 Stati e anche di continuare con la linea morbida nei confronti di Benjamin Netanyahu così da non lasciare completamente soli gli Stati Uniti che non vogliono rompere con Israele.
Poi lo stesso ha annunciato, con tanto di gaffe – subito rettificata – in cui ha confuso Ucraina e Gaza, che a breve verranno lanciati aiuti umanitari dagli aerei per dare sollievo ai palestinesi, chiedendo all’Italia di contribuire. Altro tema del summit è stato il coordinamento con il leader Usa in vista della missione che la Meloni intende tenere a marzo in Egitto per discutere del Piano Mattei per il quale avrebbe chiesto a Biden di intercedere con Abdel Fattah al-Sisi al fine di supportare il progetto convincendo gli altri leader dell’area.