Ursula von der Leyen ha detto che dobbiamo pensare agli appalti congiunti per l’acquisto di armi come già fatto per i vaccini in tempo di Covid. Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle all’Europarlamento, lei cosa ne pensa?
“Premesso che non mi piace il paragone perché sono due situazioni oggettivamente diverse, prima di esprimerci noi vogliamo vedere le carte. Vogliamo capire se questi appalti congiunti nel settore della difesa saranno una inutile moltiplicazione di spesa oppure una razionalizzazione rispetto ai singoli eserciti nazionali. All’Europa non lasciamo nessuna cambiale in bianco proprio perché, per esempio, sulla legge a sostegno della produzione di munizioni Ue (Asap) e sullo Strumento europeo per la pace sono stati fatti molti errori. Siamo favorevoli a un’Europa della difesa che accorpi competenze e investa in particolare nelle sfide tecnologiche del settore, ma siamo fortemente contrari a chi pensa di usare questo inevitabile passo in avanti in un grimaldello per alzare la tensione in Ucraina”.
Le parole della presidente della Commissione Ue arrivano dopo quelle di Macron che ha aperto all’invio di truppe in Ucraina. Ci dobbiamo preparare al peggio?
“Mi sembra che il progetto di Macron sia stato scaricato dai principali Paesi europei come Germania, Spagna e la stessa Italia, e persino la Nato ha escluso ogni coinvolgimento diretto dell’alleanza sul suolo ucraino. Prendiamo atto di queste smentite e contestiamo fortemente questa retorica bellicista. L’ipotesi di evocare scenari di guerra in Europa è semplicemente folle. Per noi ha ragione Papa Francesco che ieri ha definito tutte queste guerre come inutili e ha detto basta. Lo dovrebbero ripetere all’unisono anche tutti i politici: basta! La pace è l’unica opzione possibile e i cittadini alle prossime elezioni europee lo diranno forte e chiaro”.
Per risolvere il conflitto in Ucraina servono davvero più armi oppure, al fine di evitare un’escalation imprevedibile e davanti alle difficoltà dell’esercito di Kiev, l’Europa non farebbe meglio a cercare una via diplomatica?
“Sono due anni che forniamo in modo diretto e indiretto armi agli ucraini e questo non ha portato i risultati sperati, anzi. Il conflitto rischia di allargarsi se le tensioni nell’area non diminuiranno. L’Unione europea è nata per unire dopo la distruzione della seconda guerra mondiale e deve ripudiare la guerra come recita l’articolo 11 della Costituzione italiana. Per quanto ci riguarda la soluzione negoziale è l’unica strada che l’Europa deve percorrere e questo vale sia in Ucraina che a Gaza”.
Dal Green deal su cui si è fondata l’attuale legislatura europea, al piano di riarmo che potrebbe essere il fulcro della prossima. Come giudica questa svolta politica?
“Siamo preoccupati in particolare modo per questa corsa al riarmo che qualcuno vorrebbe finanziare con l’emissione di nuovo debito comune sul modello del Recovery Fund. È una strada sbagliata e pericolosa. Siamo davanti a una transizione energetica e tecnologica con l’avvento dell’intelligenza artificiale con conseguenze enormi per la nostra società. Stati Uniti e Cina investono miliardi in questi settori, mentre l’Europa impone vincoli di bilancio draconiani con il nuovo accordo su quello che potremmo definire Patto di Austerità e ipotizza di indebitarsi per contrastare sul terreno una potenza nucleare quando invece potrebbe lavorare per facilitare dialogo e cooperazione fra i popoli. No, tutto questo è masochista”.
Crede che accentuare il tema della Difesa da parte della leader europea sia il suo tentativo per accreditarsi presso le destre europee e quindi strappare la rielezione?
“Le destre europee, lo ricordiamo, sono un coacervo di forze di dubbia moralità politica. C’è chi ha preso prestiti o finanziamenti dalla Russia, chi è stato accusato con prove schiaccianti di essere a libro paga dalla Cina. Quindi consigliamo prudenza alla Commissione europea su queste fantomatiche aperture. Nonostante tutti questi rumors sulla svolta a destra io francamente credo poco a questo scenario per due motivi. Innanzitutto perché, come successo in Sardegna, tutti guardano a destra e non vedono arrivare le forze progressiste e pacifiste come la nostra. Poi, perché due dei quattro principali Paesi europei sono governati da primi ministri di provenienza socialista, una famiglia politica che sarà comunque il secondo gruppo al Parlamento europeo. Più che un Commissario alla difesa, dovrebbe nascere un Commissario per la pace che lavori per promuovere il dialogo nelle zone di conflitto. Il nostro sostegno alla prossima Commissione dipendere da quanto verrà posto l’accento su questi temi. La prossima legislatura deve essere la legislatura della pace”.