Povero Matteo Salvini. Affonda lui e nel frattempo affonda anche il suo fedele generale Vannacci, l’uomo scelto dal capo della Lega per risollevare le sorti di un partito tramortito dal crollo elettorale e dalle pedate della presidente del Consiglio alleata poco amichevole Giorgia Meloni. Dopo la sanzione applicata dalla Difesa al generale con il procedimento disciplinare di Stato di sospensione per 11 mesi, avviato lo scorso 30 ottobre dopo la pubblicazione di Il mondo al contrario, Salvini impugna il suo telefono e strepita sui social: “Un’inchiesta al giorno, siamo al ridicolo, quanta paura fa il Generale? Viva la libertà di pensiero e di parola, viva le Forze Armate e le forze dell’ordine, viva uomini e donne che ogni giorno difendono l’onore, la libertà e la sicurezza degli Italiani”, scrive il vice premier e ministro alle Infrastrutture.
La sospensione di 11 mesi per Vannacci arriva dal ministero guidato da Crosetto. Che risponde per le rime al collega Salvini
Il problema è che in questo caso al leader della Lega non funziona accusare presunti magistrati rossi perché a sospendere Vannacci è stato lo Stato in cui è al governo. Lo sottolinea con sarcasmo Alessandro Zan, deputato e responsabile Diritti della segreteria nazionale del Pd: “Salvini è piombato nell’ennesimo cortocircuito. La sanzione arriva dal ministero della Difesa, guidato dal suo collega Guido Crosetto. Se non ci sta, invece di frignare sui social, prenda il telefono, o ha perso il numero di Crosetto?”, scrive Zan. “Con chi ce l’ha il partito di Salvini quando parla di inchiesta a orologeria? Con il ministro della Difesa Crosetto di Fratelli d’Italia e quindi con la premier Meloni?”, chiede il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli, che sottolinea come con le sue parole Salvini metta “in discussione l’autonomia dello Stato Maggiore dell’Esercito, che, insieme alla Procura militare, ha avviato indagini per peculato e sanzioni disciplinari”.
Nel pomeriggio di ieri ha perso la pazienza anche il ministro della Difesa Crosetto. “Uscirà una nota della Difesa sul caso Vannacci che spiega ai non pratici in materia che parliamo di procedimenti partiti mesi fa, e che avvengono in modo automatico e che sono totalmente esterni dall’input dell’autorità politica perché partono da un’autorità tecnica. Una volta che tutte le informazioni saranno disponibili magari i commenti saranno più appropriati. Per quanto mi riguarda tra un po’ finirò le guance da porgere”, scrive risentito il ministro.
Per il vicepremier l’iter disciplinare e le inchieste a carico del generale sono medaglie di cui andare fiero
Due giorni fa la Lega in una nota aveva già strenuamente difeso il generale (che potrebbe essere uno dei suoi candidati di punta alle prossime elezioni europee) dopo l’indagine per istigazione all’odio razziale: “Indagini che sono medaglie. Vecchi metodi del vecchio sistema. Avanti generale, avanti insieme, avanti Italia!”, aveva scritto in una nota il partito di Salvini. Per il ministro alle Infrastrutture è una medaglia essere indagato per odio razziale, è un trionfo della libertà di espressione essere sospeso dal proprio incarico ed è un complotto politico se la Procura militare indaga sui rimborsi gonfiati. Il Salvini che metterebbe in galera e butterebbe via la chiave i suoi nemici anche per il più lieve dei reati diventa garantista quando si tratta degli amici.
Anzi, riesce a fare ancora peggio: per Salvini è un onore essere indagati perfino da pezzi di Stato, perfino dagli organi militari che celebra con qualche patacca sulle sue felpe. Del resto per Salvini è una medaglia anche essere sotto processo per sequestro di persona per avere fatto bollire in mezzo al mare gente disperata che provava a salvarsi. Ma se per il capo della Lega il numero di processi e di indagini è direttamente proporzionale alla credibilità di qualcuno non osiamo immaginare chi siano i suoi punti di riferimento. O forse possiamo immaginarlo.