Ieri, mentre scrivevamo questo articolo, erano sedici ore che in Sardegna si contavano le schede in uno spoglio che pareva uno stillicidio. Nello staff di Alessandra Todde, futuribile presidente di Movimento 5 stelle, Partito democratico e Alleanza verdi e sinistra dalle prime ore del mattino è galleggiata la sensazione che la lentezza sia un effetto di macchinosità burocratica ma anche un effetto scenico per mimetizzare la sconfitta della destra. “Stanno cercando in tutti i modi di arrivare ai Tg della sera con il titolo sul testa a testa”, si dicono i parlamentari del Pd.
Elly Schlein piazza uno schiaffone ai terzopolisti del Pd. L’alleanza con il M5S di Conte e Avs è un modello per le altre regioni
Per come è andata a finire l’evento è epocale: il campo largo ma non slabbrato che tiene insieme i 5S e i dem con l’appoggia di verdi e sinistra contende una regione che fino a poche settimane fa era considerata un forno del centrodestra. Nei partiti della maggioranza di governo la sicumera aveva spinto i leader perfino a bisticciare sul candidato. Da questa parte la segretaria dem Elly Schlein ha silenziosamente lavorato per stringere e sperimentare l’alleanza a cui lavora per le altre elezioni regionali e, soprattutto, per costruire l’alternativa politica a una Giorgia Meloni che comincia a scalfirsi. Il deputato Pd Nicola Zingaretti non si trattiene e a conta ancora in corso scrive: “Ennesima conferma: uniti si può vincere, divisi si perde sicuro. Complimenti alla presidente Alessandra Todde e a tutto il centrosinistra sardo. Grazie Elly Schlein per aver tenuto la barra dritta: contenuti chiari e cultura unitaria!”.
Musi lunghi tra i guastatori riformisti del Pd che in segreto confidavano nel primo inciampo della loro segreteria che vorrebbero rosolare per usura. Non solo gli elettori hanno premiato la candidata 5 stelle, il Pd tallona Fratelli d’Italia nei voti di lista a dimostrazione che i cosiddetti riformisti sono molto rumorosi ma politicamente ben poco influenti. Le macerie del Terzo polo che la componente riformista dei dem vede come salvifica soluzione valgono un pugno di voti che non servono al Pd e soprattutto non interessano agli elettori. Lo dice senza troppi giri di parole la deputata e vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo: “I nostri interlocutori devono essere i Cinque Stelle, ci sono divisioni, è evidente, ma detto questo io penso che sia iniziato un percorso. Quando ci sono candidature, anche generose, si può stare insieme”.
Qualcuno, come il senatore dem Dario Franceschini, ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa ricordando ai compagni di partito di Base riformista (Guerini, Alfieri e Bonaccini in testa) che la “Sardegna indica che la strada imboccata tra mille difficoltà nel settembre 2019 era quella giusta”. La minoranza Pd resta in silenzio e aspetta mercoledì per l’analisi. Intanto, più di qualcuno dell’area Schlein avverte: “Non hanno una ricetta alternativa, bisogna continuare a insistere anche su Piemonte e Basilicata”. Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella – molto poco schleiniano e molto interessato alle prossime europee – annusa l’aria che tira e si lascia andare: “Da domani comincia una nuova strada per il centrosinistra”, scrive sui suoi account social.
Colpo ai renziani di Base riformista che tifavano per il flop in Sardegna. Ma sulle intese future i pentastellati non si sbilanciano
In casa 5 stelle le bocche sono cucite. A parlare è quell’aereo su cui il presidente del partito Giuseppe Conte è salito con Elly Schlein per volare a Cagliari. Conte non si sbilancia con i giornalisti, dice solo che “comunque vada” vuole abbracciare la sua candidata ma i due leader che negli ultimi mesi hanno vissuto momenti di frizione ora sono alleati. Non è solo la Sardegna. Nel 2024 ci sono le elezioni in Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Umbria. Nel quartier generale dei pentastellati si sa bene che un contesto favorevole come quello sardo non sarà difficile da replicare. Pd e M5S possono comunque essere competitivi. Però, precisano dal Movimento 5 Stelle, i pesi all’interno della coalizione contano, eccome. I 5S, che hanno sempre chiesto “un rapporto alla pari” al Pd in vista delle alleanze ancora da stringere, tiene il punto.
“Dove c’è stato un confronto aperto e si è partiti dalle esigenze dei cittadini, come in Sardegna, – spiega chi è più vicino al presidente Conte – si è riusciti a trovare un’intesa e a raggiungere un risultato importante”. “La specificità della Sardegna, – dicono dallo staff di Conte – non si può applicare in fotocopia in Basilicata e Piemonte, ad esempio”. La linea resta quella della cautela: no a fusioni a freddo o cartelli elettorali, “si parta dai programmi e dai territori”. Ma la Sardegna è la partenza migliore che si potesse sperare.