La destra ha chiuso la campagna elettorale di Paolo Truzzu con i leader nazionali. Alessandra Todde, candidata della coalizione progressista alla presidenza della Regione Sardegna e vicepresidente del M5S, lei ha deciso invece una chiusura tutta sarda. Perché questa scelta?
“Abbiamo voluto dare un segnale chiaro: la nostra campagna elettorale è radicata nel territorio sardo, per i sardi e con i sardi. Crediamo che la politica debba partire dalle comunità locali, ascoltando prima e rispondendo poi alle loro esigenze specifiche, senza seguire agende dettate da logiche nazionali. È esattamente ciò che abbiamo fatto durante questa campagna, perché credo in una Sardegna protagonista del proprio destino”.
Che ne pensa della passerella a Cagliari dei leader delle destre per Truzzu?
“Da sarda sono indignata da una Presidente del Consiglio che viene a fare ‘cabaret’ per un’ora sul palco in Sardegna, fa battute come se fosse all’opposizione, non incontra e non ascolta i cittadini. Meloni doveva venire qui a chiedere scusa per 5 anni di disastri, per i tagli alla Sanità. Invece viene qui a prendere in giro i sardi e a parlarci di meritocrazia dopo aver candidato alla Regione uno dei sindaci più detestati d’Italia, Paolo Truzzu. La Sardegna ha bisogno di soluzioni su misura, non di decisioni preconfezionate che arrivano dall’alto”.
Lei ha due avversari: Truzzu ma anche Renato Soru.
“Il voto è un diritto e un potere che va esercitato con consapevolezza. Un voto a Soru non riuscirà a contrastare l’avanzata delle destre, favorendo quindi Truzzu. La nostra coalizione rappresenta l’unica vera alternativa per una Sardegna progressista e inclusiva”.
Se lei dovesse vincere, l’alleanza Pd-M5S potrebbe diventare strutturale?
“L’alleanza in Sardegna è tra più forze politiche, non solo tra M5S e Pd. Il vero esperimento, che considero felicemente riuscito, è stato il metodo usato per arrivare a una coalizione coesa. Un metodo che ha fatto delle differenze – che pure c’erano e ci sono – una forza e un valore invece che un ostacolo. Ecco, in questo senso mi farebbe piacere che il metodo sardo fosse d’aiuto anche in contesti diversi dal nostro”.
La destra facendo fuori Christian Solinas per candidare Truzzu ha rinnegato l’amministrazione uscente o vede continuità tra i due?
“Quella tra Solinas e Truzzu non è altro che una staffetta. Si scambiano il testimone dell’incompetenza, ma i sardi non si faranno ingannare due volte di fila. Tra l’ultimo dei presidenti di Regione e il terzultimo tra i sindaci, la cara Giorgia ha ben poco di che sentirsi forte e fiera”.
Come pensate di ridare speranza alla Sardegna? Ce le indica tre priorità?
“Senz’altro la sanità. Non è ammissibile che il sistema sanitario sia allo sbando e che il diritto alla salute sia negato alle sarde e ai sardi. Poi il lavoro, che non deve essere precario e deve essere ben retribuito. Altro tema sono i trasporti. Una continuità territoriale che funzioni, sia per le persone che per le merci, sta alla base di uno sviluppo più che mai necessario per uscire dal buio degli ultimi cinque anni targati Solinas”.
Matteo Salvini, in visita a Sassari, ha invocato l’intervento della Brigata Sassari per riportare la sicurezza in città.
“La sicurezza si conquista con soluzioni abitative, con l’integrazione, con la mediazione culturale, con l’educazione giovanile, con la scuola che funziona. Non sicuramente con l’esercito. Serve investire in prevenzione e nel sociale, oltre a un rafforzamento delle forze di polizia locale con competenze specifiche. La sicurezza dei cittadini è fondamentale, ma deve essere gestita con approcci adeguati e rispettosi dei diritti. Salvini e Truzzu ragionano per slogan, fanno del populismo becero sulla pelle dei sardi”.
Perché i sardi dovrebbero votare lei?
“Perché siamo l’unica reale alternativa all’incompetenza, all’incapacità e all’inaffidabilità della giunta uscente che ha fatto solo il male dei sardi e perché Truzzu rappresenta la totale continuità. Porto una visione di governo basata sull’ascolto attivo delle comunità, sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale, e su una politica di inclusione e di valorizzazione delle risorse umane e naturali della nostra isola. La mia promessa è quella di lavorare instancabilmente per una Sardegna più forte, più giusta, moderna, prospera e che rimette al centro le persone”.