Dalla certezza della pena sbandierata in campagna elettorale, al più che probabile decreto ‘svuota carceri’ con cui le destre – evidentemente incapaci di mettere mano alla disastrosa situazione dei penitenziari – sembrano voler nascondere sotto il tappeto il problema del sovraffollamento. Poco importa se così deluderanno i loro stessi elettori per l’ennesima promessa tradita e, soprattutto, se questo presunto provvedimento non risolverà il problema alla radice, depenalizzando reati minori e realizzando nuove strutture, perché sarà soltanto una panacea temporanea che, poco più avanti, riproporrà il problema nella stessa e identica dimensione che vediamo oggi con una popolazione carceraria quantificata in 60.814 detenuti, a fronte di una capienza stimata dall’Associazione Antigone in appena 51.347 posti, e che cresce di circa 400 unità al mese.
Sovraffolamento, governo in confusione
Del resto questo governo, oltre a inasprire pene, sembra aver fatto poco e niente per risolvere il sovraffollamento dei penitenziari italiani. Il Piano carceri, annunciato dal ministro Carlo Nordio come una delle stelle polari del governo di Giorgia Meloni, si è arenato da tempo e a dirlo era stato lo stesso guardasigilli il 17 gennaio quando, parlando del problema legato alle morti in cella, aveva spiegato che “non è solo il carcere che provoca il suicidio, ma anche un’ingiusta indagine o detenzione – sia pure domiciliare – in quanto determina lo shock psicologico. Quindi è un discorso che va affrontato a monte, privilegiando finalmente la presunzione di innocenza”.
Tutte ragioni per le quali aveva insistito sul vecchio – e a quanto pare ormai dimenticato – cavallo di battaglia della pena che “deve essere certa, ma deve essere soprattutto proporzionata. Deve essere immediata e deve tendere alla rieducazione del condannato, non deve essere afflittiva oltre il senso dell’umanità”. Occasione, quella, in cui aveva affrontato il tema dell’imperdonabile e atavico problema del sovraffollamento delle carceri spiegando che “il nostro obiettivo è quello di trovare spazi – carceri, caserme dismesse, altre cose – dove consentire il lavoro e lo sport che sono le uniche due soluzioni verso una rieducazione del condannato”, ammettendo – davanti alle domande incalzanti delle opposizioni, che gli chiedevano conto della promessa fatta in campagna elettorale di realizzare nuovi penitenziari, che “costruirne di nuove è difficilissimo. L’unica possibilità è avvalersi di strutture che già abbiamo come le tantissime caserme dismesse che potrebbero essere utilizzate”, ristrutturandole e rendendole adatte per i detenuti condannati per reati minori.
La genialata: il decreto svuota carceri
Insomma appare chiaro che l’esecutivo è ben conscio del problema e per questo l’unica soluzione individuata – e a costo zero – sarebbe quella di valutare il ricorso a un decreto svuotacarceri. A darne notizia è La Stampa secondo cui “il veicolo legislativo è già partito. Da qualche giorno è iniziato l’esame alla Camera di un disegno di legge a firma di Roberto Giachetti, di Italia Viva, che innalza il premio per buona condotta da 45 a 60 giorni per ogni semestre di detenzione”. Una proposta su cui è arrivata l’apertura, tutt’altro che timida, del sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri, Andrea Delmastro Delle Vedove, che, sempre secondo il quotidiano torinese, avrebbe spiegato di non essere “un talebano e quindi non dico di no all’aumento dello sconto di pena. Se ne può parlare purché ci sia un paletto per noi non trattabile: se un detenuto ha aggredito il personale penitenziario, questo comportamento è il contrario della buona condotta e quindi va escluso in maniera tassativa che tipi così possano beneficiare di un premio ulteriore”.
Se non fosse tutto vero, ci sarebbe da sorridere. Questo perché il provvedimento, su cui la maggioranza è letteralmente spaccata, smentisce completamente la narrazione delle destre che hanno fatto le loro fortune sulla certezza della pena e il pugno duro contro la criminalità. Ma non è tutto. Se una proposta simile fosse stata portata avanti dal centrosinistra, dalla Lega a Fratelli d’Italia sarebbero piovute critiche feroci contro un provvedimento considerato sbagliato. Ed è curioso che proprio la Meloni nel 2020 aveva aspramente criticato il decreto ‘Cura Italia’, approvato dall’allora governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte nel pieno della pandemia da Covid-19, che aveva definito uno “svuotacarceri” spiegando, in un’intervista a Repubblica, di restare “contraria in linea di principio, comunque, al tentativo di approfittare del virus per allentare le maglie. Il problema delle carceri sovraffollate è strutturale da 30 anni”. Ma se all’epoca la situazione era giustificabile per via della pandemia, oggi non c’è nessuna emergenza improvvisa ma soltanto l’evidenza di un problema che la politica continua ad ignorare