Le carceri minorili scoppiano, secondo il Rapporto di Antigone siamo a 500 under 18 finiti dietro le sbarre. A determinare questa situazione è l’effetto del deceto Caivano ma non solo. C’è un clima molto forte a favore dell’inasprimento delle pene anche prt i minorenni che commettono reati. Le parole di Daniela Di Maggio, mamma di Giovanbattista Cutolo, hanno generato dibattito e discussione pubblica. Ci sono, però, altre madri di vittime innocenti di criminalità e di camorra che non vogliono solo la reclusione per i minori ma anche riscatto e perdono. A dirlo è Rosaria Evangelista (nella foto), mamma di Gigi Sequino che con Paolo Castaldi fu ucciso nel quartiere Pianura la sera del 10 agosto del 2000: furono scambiati per guardiaspalla del boss e per questo morirono a 20 e 21 anni. “Che sia ergastolo o pena di morte, a me fa male”, ripete Rosaria.
C’è un aumento di minorenni in carcere dopo il decreto Caivano: secondo lei è questo il metodo più giusto?
“Si è alzato un polverone, guardano solo Caivano altrimenti il carcere potrebbe riempirsi ancora di più. A mio avviso i minori andrebbero sempre tutelati, se li rinchiudiamo soltanto e non li accompagniamo in percorsi di reinserimento, quando usciranno dai penitenziari riprenderanno la stessa strada di prima. Tutti i ragazzi dovrebbero avere una possibilità di riscatto nella vita”.
Quando si vive un dolore come questo, da madre, cosa si augura per i giovani di questa città?
“Nel corso degli anni ho cercato di seguire la linea del cuore, quella che mi avvicinasse a mio figlio. Facendo un percorso spirituale e psicologico, oggi sono in grado di entrare nelle carceri e di portare la mia testimonianza. Posso dirle che nella mia vita, anche nei momenti più bui, non ho mai smesso di amare i giovani e prego per quelli che sono usati dai criminali”.
Quanto è difficile per un familiare di vittima innocente manifestare un impegno dentro questo dolore?
“Non è facile, è un percorso lungo e prettamente interiore. La sofferenza fa parte della vita, bisogna scolarizzarla, imparando a donarsi agli altri”.
È cambiata Pianura 24 anni dopo?
“Nel quartiere c’è un presidio di Libera, siamo molto attivi sul territorio, però servirebbe un supporto maggiore soprattutto per i minori, perché le ripeto, non c’è solo Caivano. La paranza dei bambini è un fenomeno attuale anche a Pianura. I boss di oggi sono i bambini di vent’anni fa diventati adulti e, che usano a loro volta altri minorenni”.
Daniela Di Maggio, mamma di Giovanbattista Cutolo ucciso lo scorso agosto a Napoli, chiede pene più severe per i minori che commettono omicidi. Lei è d’accordo?
“Gli assassini di mio figlio sono stati arrestati, ci sono stati due ergastoli. Quel giorno mi dissero: ‘Finalmente giustizia è stata fatta’. In quel momento capii che forse si trattava di una giustizia terrena, ma mio figlio nessuno me lo avrebbe più ridato. Bisogna fare un lungo lavoro su se stessi, io se vedo violenza non ne godo. Che ci sia l’ergastolo o la pena di morte, a me fa male. Mesi fa ero in una scuola di Napoli e un giovane mi avvicinò e iniziò a piangere. Mi chiese perdono e mi disse: ‘Ho ammazzato, sono accusato di omicidio, è vero sono stato io’. Riuscii solo ad abbracciarlo e baciarlo”.
Perché, secondo il suo osservatorio, alcune storie di vittime innocenti non hanno la stessa visibilità e attenzione mediatica?
“Tutti i casi dovrebbero essere eclatanti e invece c’è una netta separazione tra chi appartiene al cosiddetto quartiere “per bene” e chi no. Ad esempio del giovane Francesco Pio Maimone (diciottenne ucciso lo scorso marzo a Mergellina ndr) se ne è parlato solo in un primo periodo, poi è finita lì. Non si agisce così, è ingiusto”.
Lei ha parlato di seconda possibilità per i minori, è riuscita a perdonare gli assassini di suo figlio?
“Il perdono è una cosa che scatta da dentro, è una gioia immensa. Chi lo prova, riceve una grazia nella sua vita, trova la pace interiore. Dopo anni di dolore, oggi ho le porte aperte”.