La Lega si schianta in Commissione sul terzo mandato. Matteo Salvini ha deciso di ignorare il pallottoliere che indicava chiaramente che Fratelli d’Italia, Forza Italia e Udc avrebbero votato contro, appoggiati da un’opposizione che ha deciso di lasciare macerare la maggioranza nelle sue divisioni interne. Unico appoggio prevedibile è stato quello di Italia Viva. Il risultato finale è stato: 4 sì, 16 No, un astenuto (della Südtiroler Volkspartei) e l’esponente di Azione che non ha partecipato al voto.
Il vicepremier Matteo Salvini è andato a sbattere sul terzo mandato, una norma che invece in passato aveva osteggiato
La senatrice di Italia viva Dafne Musolino ha spiegato il voto a favore della proposta leghista come un’occasione “per far emergere la divisione all’interno della maggioranza, e denunciare lo scontro muscolare, politico, tra Meloni e Salvini” mentre la Lega per bocca del vicepresidente Paolo Tosato lascia intendere che “la partita non è chiusa”: “continuiamo a ritenere che la scelta o la bocciatura di un rappresentante del popolo – dice Tosaro- , ad ogni livello, debba passare dal voto dei cittadini e non da una decisione dei partiti. Uno, due, tre, quattro mandati.
Qual è il criterio oggettivo per stabilire quale sia la scelta giusta? Nessuno. Noi ci fidiamo dell’unico giudizio che conta in democrazia: il voto popolare”. Le voci da Palazzo Chigi ieri confermano che la questione per la presidente del Consiglio non è nemmeno in discussione. La Lega si è schiantata e probabilmente si schianterà ancora, dicono. Ma Matteo Salvini insisterà, questo è sicuro, perché sul terzo mandato dei presidenti di Regione non c’è in ballo solo la credibilità di un leader di partito che sembra pesare ogni giorno un po’ meno.
Al di là del contentino del Ponte sullo Stretto – su cui anche nella maggioranza molti avanzano seri dubbi – Salvini ha ottenuto pochissimo e i sondaggi del suo partito prevedono a oggi un possibile tracollo per le prossime elezioni europee. Il malcontento interno per una linea politica sempre più a destra che nei fatti si sovrappone a quella di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia diventano sempre più insistenti e la richiesta di un congresso – soprattutto se le indicazioni delle elezioni europee saranno deludenti – diventa ogni giorno più pressante. Il Carroccio secondo l’ultimo sondaggio Agi/Youtrend perde tre decimali in due settimane e tocca l’8,3% con Forza Italia che lo tallona a poco più di mezzo punto.
Il leader della Lega ha bisogno del terzo mandato per tranquillizzare il presidente della Regione Veneto Luca Zaia che nel partito appare come il suo successore più credibile. Anche per questo lasciarlo a piedi (Zaia ha più volte detto di non essere interessato a una candidatura in Europa) potrebbe diventare un problema serissimo. Forse è anche per questo che sul terzo mandato del decreto Elezioni il leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha cambiamo velocemente idea. Il limite del terzo mandato “come limitazione della democrazia” smentisce le parole dello stesso Salvini di qualche anno fa. Il 18 settembre 2016, durante l’annuale raduno della Lega Nord a Pontida, in provincia di Bergamo, Salvini aveva difeso con forza la necessità di limitare a due mandati tutti gli incarichi politici degli esponenti del suo partito.
Se la Lega stecca alle Europee, parte la corsa alla successione. E la base gli contesta pure il Ponte di Messina
“Dobbiamo tutti noi essere consapevoli che siamo al servizio del movimento, non in eterno. Ho sentito ieri che i “Giovani Padani” hanno approvato una mozione che chiedeva di portare al congresso perché ci sia un limite, come c’è per i sindaci, per ogni carica elettiva di due mandati anche dentro alla Lega. Secondo me sarà cosa buona e giusta, perché dopo dieci anni penso che si possa lasciare spazio a qualcun altro che potrà prendere il nostro posto a Bruxelles, a Roma o in regione, come fanno i sindaci”, aveva dichiarato Salvini dal palco di Pontida, nel suo discorso finale della manifestazione.
Come ricorda Pagella politica il giorno prima dell’intervento di Salvini, a Pontida si era tenuto il congresso federale del “Movimento Giovani Padani”, la formazione giovanile della Lega Nord. Durante l’evento, l’esponente del movimento Giacomo Perocchio aveva proposto di presentare al congresso federale del partito una mozione per adottare un codice etico e introdurre il limite dei due mandati per tutti gli esponenti della Lega. Al termine del congresso del movimento giovanile della Lega era poi intervenuto Andrea Crippa, all’epoca coordinatore federale del “Movimento Giovani Padani” e oggi deputato e vicesegretario della Lega. “Accolgo con piacere e la faccio mia la mozione presentata prima, durante questo da congresso, dal fratello Giacomo Perocchio, cioè la mozione sul limite di mandato a dieci anni per tutte le cariche istituzionali della Lega”, diceva Crippa.
Alcuni osservatori sottolineano come la presidenza della regione Veneto sia un obbiettivo di Fratelli d’Italia alla luce dei risultati delle elezioni politiche del 2022, quando il partito della presidente del Consiglio Meloni raccolse più del doppio dei voti della Lega. Difendere Zaia per Salvini è una questione di credibilità politica a livello nazionale ed è un’urgenza per puntellare la propria segreteria. Passati i fasti della Lega al 30% oggi il partito rischia di scendere sotto un misero 8% e Zaia – ancor di più se rimarrà libero da impegni politici – potrebbe puntare a rovesciare la segreteria di Salvini.