Nei paesi asiatici gira questa storia che racconta di un ministro che allarga le strade da due a tre corsie. Poco dopo riduce la carreggiata di una corsia e si presenta ai suoi elettori dicendo che il suo mandato di governo si chiude con un saldo positivo: “Il passaggio da due a tre corsie – spiega – è un incremento del 50% mentre quello da tre a due è una riduzione del 33% per cui si può dire che il bilancio finale segna un più 17%”.
Il ministro dell’Interno Piantedosi gongola per gli sbarchi in calo. Ma fare peggio dei 153mila del 2023 non è facile
Ai cittadini spaesati non resta che stringersi. Ieri il ministro all’Interno Matteo Piantedosi ha utilizzato lo stesso trucco quando stentoreo alla Camera ha annunciato che “dall’inizio dell’anno al 19 febbraio scorso in Italia si registra una netta riduzione del numero dei migranti sbarcati, pari a circa il 65%, rispetto all’analogo periodo dello scorso anno e con un calo anche rispetto ai numeri registrati nel 2022”. Per il ministro questi numeri indurrebbero a “ritenere che siamo in presenza di un oggettivo segnale positivo, se si considera che quello in corso è il quinto mese consecutivo in cui si registra una sensibile riduzione degli sbarchi rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente”.
I numeri “positivi” a cui si riferisce Piantedosi si inseriscono dopo un 2023 in cui secondo i dati del Viminale sono arrivati in Italia 153 mila profughi e migranti di cui metà in autonomia e il resto soccorsi dalle motovedette italiane. Meno di seimila dalle temutissime navi umanitarie. La maggior parte degli approdi autonomi, detti anche “sbarchi fantasma”, si sono registrati a Lampedusa. Quasi duemila barche hanno attraversato il Mediterraneo centrale puntando sulla frontiera più a sud d’Europa, l’isola più vicina all’Africa che all’Italia. Quelle più piccole, la maggior parte, salpate dalle coste della Tunisia, di gran lunga meno numerosi i grossi e fatiscenti pescherecci partiti dalla Libia. 112mila arrivi sull’isola da inizio 2023, erano stati 40mila nel 2023. Non solo. Secondo il Progetto Missing Migrants (MMP) dell’OIM 28.320 uomini, donne e bambini sono morti o scomparsi nel Mar Mediterraneo dal 2014. Quasi il 90% (2.271) delle persone morte o scomparse nel 2023 – il numero più alto registrato dal 2017 – stava attraversando la rotta del Mediterraneo centrale.
“I ritardi nei soccorsi operati dagli Stati e il calo delle operazioni delle Ong lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono stati fattori importanti che hanno causato un numero più alto di vittime” fa notare l’Oim che ribadisce il proprio appello agli Stati a ridefinire le priorità e a rafforzare la cooperazione nelle operazioni coordinate di ricerca e soccorso (Sar) e chiede di astenersi dal criminalizzare, ostacolare o scoraggiare gli sforzi di coloro che forniscono assistenza salva vita, comprese le Ong impegnate in operazioni Sar. Insomma, fare meglio del peggiore anno possibile è tutt’altro che una vittoria. Anche perché il ministro non è minimamente sfiorato dall’idea che sia necessario rafforzare i salvataggi in mare.
Confermato l’obiettivo già fallito di fermare le partenze di migranti stipulando accordi con i dittatori del Nord Africa
Per Piantedosi “solo bloccando le partenze gestite dai trafficanti si evitano le tragedie dei naufragi”. È la stessa teoria che aveva accarezzato quando a poche ore dai 94 morti della strage di Steccato di Cutro disse che quei cadaveri erano “colpa di genitori irresponsabili”. Ma anche appoggiando la risibile idea che sia possibile fermare la gente che scappa dalla fame e dal piombo il piano non sembra funzionare benissimo. “Sul piano delle relazioni internazionali – dice il ministro – abbiamo intensificato, sia a livello bilaterale che multilaterale, le iniziative di collaborazione con i paesi di origine e di transito dei flussi migratori, in particolare con Libia e Tunisia, per il rafforzamento delle loro capacità operative di contrasto dell’immigrazione illegale, via terra e via mare. Accanto a tali iniziative di cooperazione tecnica di polizia – aggiunge – stiamo lavorando per potenziare i rimpatri volontari assistiti da Libia e Tunisia verso i Paesi di origine, con la collaborazione delle più importanti organizzazioni umanitarie”.
Peccato che i respingimenti in Libia siano stati bollati come criminali dalla Cassazione e un ex poliziotto tunisino sia tra i presunti trafficanti dell’operazione di ieri a Marsala. Il punto è che il famoso decreto Piantedosi, fermamente soprannominato “Cutro”, si sta smontando pezzo per pezzo. Prima la Cassazione, poi la giudice Apostolico e ieri il tribunale di Brindisi stanno urlando nelle orecchie di Piantedosi che il diritto nazionale e internazionale non può essere calpestato per esigenze di propaganda. C’è infine un altro non trascurabile particolare: a tallonare Piantedosi alla Camera ieri sono stati i suoi alleati della Lega. Chi ha orecchie per intendere intenda.