La decisione è attesa per oggi: l’Alta Corte britannica è chiamata a emettere il suo verdetto sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, il cofondatore di Wikileaks. Se i giudici dovesse concedere l’estradizione, Assange potrebbe finire i suoi giorni in una prigione statunitense.
Per il giornalista negli Usa i capi di imputazione sono 18 a fronte di una possibile condanna a ben 175 anni di carcere: l’accusa è di aver divulgato file riservati, denunciando anche gli abusi commessi in Iraq e Afghanistan dalle forze armate.
L’udienza è iniziata ieri, ma Assange non ha partecipato perché malato: secondo alcune voci si sarebbe rotto una costola a causa della tosse. Le sue condizioni di salute sono precarie da tempo, dopo cinque anni in regime di isolamento. Il suo avvocato, Ed Fitzgerald, in apertura d’udienza ha spiegato che il giornalista non stava bene ed è rimasto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, dove si trova dal 2019.
Le accuse degli Usa ad Assange e cosa rischia
Assange si è rivolto al tribunale inglese presentando appello contro l’estradizione negli Stati Uniti. Negli Usa, infatti, è accusato di aver violato il National Espionage Act, ovvero una legge sullo spionaggio che ha ormai più di un secolo. Assange ha pubblicato, attraverso Wikileaks, circa 700mila documenti riservati sulle attività diplomatiche e militari degli Usa, svelando anche i crimini di guerra compiuti. In caso di estradizione, Assange negli Stati Uniti rischia fino a 175 anni di carcere, il che vorrebbe dire finire la sua vita in prigione.
Cosa succederà al cofondatore di Wikileaks in caso di rigetto del ricorso
Assange spera nell’Alta corte britannica, forte anche del precedente del 2021, quando i tribunali inglesi avevano negato la richiesta degli Usa. Decisione, però, poi ribaltata. Se il ricorso del giornalista non venisse accolto, l’unica possibilità rimasta sarebbe quella di un ricorso extra-britannico, alla Corte europea dei diritti dell’uomo (la Cedu). Un altro tema è quello delle ricadute diplomatiche del caso: l’Australia vorrebbe che Assange tornasse in patria invece di essere estradato negli Usa.