La app Ghisa Mobile voluta dal Comune di Milano per inviare in maniera digitale i verbali agli automobilisti indisciplinati non è affidabile, perché piena di bachi che ne minano il funzionamento. Parola del giudice di pace Larisa Marchioretto, che il 22 gennaio scorso ha accolto il ricorso di una cittadina, la quale non aveva potuto godere della possibilità di pagare entro 5 giorni la sanzione “scontata” del 30%, perché non aveva mai ricevuto la notifica dell’infrazione sul telefonino.
Per il giudice di pace un problema nelle notifiche impedisce al cittadino di pagare la sanzione ridotta con l’app Ghisa Mobile
Quel verbale di divieto di sosta era stato infatti recapitato a casa, maggiorato con le spese di notifica (11 euro per i residenti, 14 per i non residenti). E questo nonostante avesse scaricato sul cellulare l’apposita app, inserito la targa dell’auto nel Fascicolo del Cittadino e, soprattutto, attivato gli avvisi push in caso di contravvenzione. Avvisi che però non sono scattati, impedendole così di usufruire dell’abbattimento della multa. Per la magistrata la colpa sarebbe del sistema del Comune, che presenterebbe “numerose lacune che impediscono ai cittadini di ricavarne dei benefici”.
Nel provvedimento non solo osserva che “la ricorrente ha dato atto di avere scaricato l’app e il Fascicolo del Cittadino”, ma mette in discussione l’intero meccanismo. “Appare evidente”, scrive, “che, senza entrare nel merito della sanzione, il sistema introdotto ha numerose lacune (non ultima quella relativa all’assenza di segnale, come ribadito anche dal Comune), che impediscono di fatto l’usufrutto dei benefici, connessi al sistema, ai cittadini, con il paradosso che ove vi sia il segnale, le contravvenzioni potranno essere pagate con la riduzione del 30% e senza spese di notifiche e invece ove vi siano problemi di segnale le stesse contravvenzioni dovranno essere pagate per intero e con l’aggiunta delle spese di notifiche”.
E che vi siano problemi “di segnale” è stato lo stesso Palazzo Marino ad ammetterlo nel suo documento “difensivo”. Pur definendo “pretestuoso e privo di qualsiasi fondamento giuridico” il ricorso, ammetteva che “nell’applicazione si riscontrano tutt’ora alcune anomalie dovute in buona sostanza ad assenza di segnale e quant’altro”. Una linea difensiva che non ha fatto breccia, tanto che la giudice ha ridotto la multa da 53 euro a 29, decurtando l’importo del 30% e delle spese di notifica. Da settembre 2021 sono circa 300mila i milanesi che hanno registrato la targa del veicolo e sono stati recapitati circa 442mila avvisi d’infrazione digitali.
Di questi, 292mila (circa il 66%) sono stati pagati direttamente dal cellulare. Quello dell’avvocatessa è solo il primo di molti casi di mancato funzionamento della App registrati dal 1° aprile ad oggi, da quando cioè con la circolare n.9 della Direzione Sicurezza urbana si era sancito che “a far data dall’1 aprile 2023, in caso di accertamenti di divieti di sosta non dovrà essere più posizionato sul parabrezza del veicolo sanzionato il foglietto del Qr Code in quanto l’uso dell’applicativo Ghisa Mobile assicura il caricamento automatico della violazione nel sistema Pro.Sa. con la ricezione di un alert sullo smartphone del proprietario/conducente del veicolo”.
Da subito la “svolta” era stata criticata, perché, si diceva, solo i cittadini “tecnologici” avrebbero potuto usufruire degli sconti. Gli altri, invece, sarebbero rimasti all’oscuro della multa presa, fino alla notifica a casa del verbale cartaceo, a prezzi maggiorati. Palazzo Marino aveva negato. E infatti…