L’emergenza assoluta è quella di contrastare il lavoro povero. A confermarlo è anche l’ultimo rapporto della Cgil di Roma e Lazio che evidenzia come gli stipendi non tengano il passo con l’inflazione (persino pre-crisi del 2022-2023) e come il lavoro nel Lazio sia sempre più povero.
Nel territorio regionale oltre un milione di lavoratori ha retribuzioni annue che sono al di sotto dei 25mila euro. Parliamo, per tredici mensilità, di meno di 1.920 euro al mese lordi e quindi molto meno netti (al di sotto dei 1.500 in linea di massima). Lo studio della Cgil prende in considerazione le condizioni di lavoro nel settore privato non agricolo basandosi sui dati Inps che vanno dal 2008 al 2022.
Gli stipendi nel Lazio
Il report analizza la retribuzione media lorda di diverse categorie di lavoratori, concentrandosi soprattutto sul tipo di inquadramento e operando una distinzione tra operai, impiegati, quadri e dirigenti. Partiamo dagli operai: la retribuzione media annua è di 14.981 euro, per un impiegato si sale a 25.352 euro, per un quadro si raggiungono i 66.138 euro e infine per un dirigente la cifra – ben più alta – tocca la quota di 148.720 euro.
Nel periodo considerato le retribuzioni degli operai sono aumentate del 6,7%, quelle degli impiegati del 10,8%. Più sale la fascia retributiva e maggiore è stato l’aumento dei salari: per un quadro parliamo di un incremento medio del 14,4% mentre per i dirigenti la crescita retributiva è stata del 16,4%. Analizzando questo dato dal punto di vista dei lavori assoluti, parliamo di 941 euro in più (ricordiamo: in quasi 15 anni) per gli operai, di 2.476 per gli impiegati, di 8.318 per un quadro e di 20.965 per un dirigente. Si tratta, peraltro, di incrementi pienamente riassorbiti dall’inflazione, che è stata ben maggiore per tutte le categorie ed è costata ai lavoratori un’intera mensilità. E a questo aggiungiamo pure il fatto che dal 2024 è tornata a crescere l’Irpef regionale con la cancellazione del fondo taglia-tasse.
Il gap di genere
Un altro elemento sottolineato dallo studio della Cgil Roma e Lazio riguarda il gap di genere: le retribuzioni degli uomini sono sempre molto più alte di quelli delle donne. Per quanto riguarda gli operai, questa differenza è addirittura del 65%, mentre è più bassa per i quadri (13% in più) e i dirigenti (35% in più). L’unica inversione di tendenza, almeno per quanto riguarda il trend registrato, è per gli impiegati: resta uno stipendio molto più alto per gli uomini, ma in questo caso la differenza scende dal 48% al 39%.
I salari più bassi delle lavoratrici dipendono da diversi fattori, tra cui anche una maggior incidenza del part time rispetto agli uomini e un minor numero di settimane retribuite. Restano differenti dinamiche settoriali, anche in questo caso. Per i part time, riguardano il 70%d elle operaie e il 38% delle impiegate, percentuali che negli uomini scendono rispettata al 32% e al 16%. Tendenza uguale anche per quadri e dirigenti, seppur con percentuali più basse: nel primo caso parliamo del 5,5% al femminile di part time contro l’1% maschile e nel secondo il 3,7% contro l’1,6%.
Sotto il punto di vista delle settimane retribuite, si nota una netta differenza nella percentuale di lavoratori e lavoratrice con 52 settimane pagate durante l’anno. Per gli operai parliamo del 47,1% di donne contro il 59,8% degli uomini e per gli impiegati si va dal 65,3% delle donne al 74,1% degli uomini.
Altro dato sottolineato dalla Cgil è quello sul gap dei salari per i dirigenti. Un focus che permette di valutare come non siano fattori riferiti al tipo di contratto, agli avanzamenti di carriera o al numero di settimane lavorate a creare un gap di genere nelle retribuzioni. Considerando in entrambi i casi dirigenti full time a tempo indeterminato tra i 35 e i 39 anni si registra per gli uomini una retribuzione superiore del 43% rispetto a una loro collega donna, con una differenza in valore assoluto di 33mila euro.
Gli stipendi e il gap di genere nel pubblico
Un ultimo focus è quello sul settore pubblico: un lavoratore su quattro ha una retribuzione inferiore ai 25mila euro, anche tra gli statali. Inoltre la Cgil evidenzia che le donne sono sotto-rappresentate nelle fasce apicali. Giusto un paio di esempi sul gap salariale: nel servizio sanitario tra gli over 65 la differenza tra uomini e donne è di 15mila euro, mentre nelle amministrazione centrali è superiore agli 8.700 euro. Insomma, il messaggio della Cgil è chiaro: bisogna intervenire con urgenza sui salari, anche nel Lazio.