Ogni giorno un nuovo terreno di scontro. Tra la Lega e Fratelli d’Italia, anzi sarebbe meglio dire tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, qualsiasi tema è motivo di tensioni. L’ultimo caso è quello del terzo mandato dei presidenti di Regione. Uno scontro che si è poi allargato al Ponte sullo Stretto e alla protesta dei trattori nelle ultime ore.
Le elezioni europee si avvicinano e così ogni questione può diventare fondamentale e ogni rivendicazione può portare o meno voti. Così tra Salvini e Meloni la battaglia continua.
Lo scontro sul terzo mandato dei presidenti di Regione
Ieri è partito all’attacco il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti. Lo ha fatto sul Veneto, dove Luca Zaia spera nella possibilità di un nuovo mandato che Salvini vorrebbe per evitare di cedere la Regione a un candidato di Fdi. Così è arrivato un emendamento del Carroccio sul tema, ma per Foti non si può inserire in un decreto legge in quanto dovrebbe rispettare i requisiti di necessità e urgenza.
E se ci fossero stati il tema sarebbe già stato inserito dal governo nel decreto sulle elezioni. Per Foti non è possibile, in questo caso, “riconoscere i requisiti di necessità e urgenza”. Su questo punto Fdi riceve la sponda anche di Forza Italia con Antonio Tajani, non favorevole a un terzo mandato dei presidenti di Regione.
La Lega contrattacca con Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera, che ribadisce il punto soprattutto in riferimento al Veneto. Qui il partito di Meloni vorrebbe candidare il senatore Luca De Carlo, il quale ricorda come Fdi non abbia la presidenza di nessuna regione del Nord, nonostante alle politiche abbia ottenuto più del 30% proprio in Veneto. E oggi anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, torna sul tema dicendo che in Veneto l’alternanza è possibile: “Nessuno è eterno, neanche Zaia”.
Meloni-Salvini, la battaglia si allarga
Lo scontro, così, si allarga. Con una serie di dispetti reciproci tra i due alleati. Da Palazzo Chigi arriva l’ordine di dare parere contrario all’emendamento della Lega che toglie i tetti della spending review per la società Stretto di Messina, norma cara a Salvini. E allora il Carroccio replica andando oggi in piazza al Circo Massimo con i trattori, ben consapevoli che la protesta è anche contro il ministro dell’Agricoltura e cognato di Meloni, Francesco Lollobrigida. Le europee sono ancora lontane e i dispetti reciproci sembrano poter continuare a lungo.