Che tirasse una brutta aria lo si era capito dal mattino. Ad alcuni attivisti napoletani la Questura aveva notificato una insolita prescrizione: “nel corso della manifestazione non siano esposti vessilli, striscioni, bandiere o cartelli discriminatori dal contenuto offensivo, di carattere razziale o religioso”. Il 13 febbraio questo è stato il prologo delle manganellate ricevute dai manifestanti solidali con Palestina davanti la sede Rai di viale Marconi dopo il comunicato dell’Ad Roberto Sergio durante Domenica In contro il cantante Ghali. Il presidio chiamato in diverse piazze italiane dove ci sono state altre tensioni come è accaduto a Torino nella serata dello stesso giorno. Ieri gli attivisti, che contano almeno 5 feriti refertati con tagli alla testa e alla fronte fra cui anche una donna, hanno voluto spiegare la propria versione dei fatti.
Il presidio si è svolto in diverse piazze italiane dove ci sono altre tensioni come a Torino nella stessa serata di martedì
Dopo averlo capito con le prescrizioni della Questura gli attivisti hanno registrato il clima pesante quano i manganelli hanno battuto sulla fronte delle persone presenti. “Centinaia di lavoratori e abitanti sono andati davanti la sede Rai per esporre uno striscione – racconta Eduardo Sorge – e consegnare un documento di denuncia dopo la censura sul genocidio e la presa di posizione della Rai a favore di Israele. Questo è bastato per fare delle prescrizioni ad alcuni manifestanti e poi le cariche che non sappiamo cosa dovessero difendere visto che c’era un cancello di ferro alto quattro metri . Questa è la conseguenza di un clima che c’è nel Paese con questo governo e che dura da qualche anno”.
Il riferimento è all spese militari aumentate e ai continui scenari bellici che il presidio di ieri voleva contestare. “Ci sono stati diversi feriti tra i manifestanti – aggiunge Sorge – ma crediamo che violenze e cariche a parte, a cui siamo purtroppo abituati” il tema sia uno solo: siamo dinanzi a 30mila morti in 4 mesi e 5mila donne incinte che non hanno accesso a cure sanitarie per non parlare dei migliaia di bambini uccisi. Purtroppo la tv pubblica è subalterna a Israele, tutti sappiamo la differenza tra anti-sionismo e anti-semitismo. Per noi è un genocidio e il presidio voleva parlare a studenti, disoccupati e lavoratori perchè la guerra vuol dire anche economia di guerra con peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro”
Al mattino la Questura di Napoli aveva consegnato prescrizioni ad alcuni attivisti per avvisare su eventuali “vessilli inneggianti l’odio razziale”
L’attivista Dario Oropallo si è ritrovato con la testa spaccata: “il presidio era autoconvocato dalla società civile e dalla comunità palestinese a Napoli contro le parole dell’Ad della Rai Roberto Sergio e contro il muro di gomma di stampa e tv su ciò che sta avvenendo a Gaza. Un presidio fermo e pacifico. La reazione è il taglio che porto sulla mia fronte: i segni delle manganellate insieme ad altri quattro militanti, almeno quelli refertati perchè ci sono i contusi. Il nervosismo si è mostrato dalle prescrizioni in cui si sovrappone l’anti-sionismo all’anti-semitismo: essere sionista vuol dire essere contro una corrente politica, essere ebrea vuol dire un’altra cosa”.
La dirigenza Rai ha scelto subito di non accogliere le istanze del presidio nonostante fosse informata. “Si è perso tempo – aggiunge Oropallo – fino a quando le forze dell’ordine hanno cercato di caricarci portando a una vera e propria colluttazione corpo a corpo visti gli spazi stretti. Noi in piazza abbiamo portato il dissenso solo con i nostri corpi. Tutto questo mentre muoiono uomini e donne sono uccisi”. Dal palco di Sanremo alle piazze, è vietato il dissenso su Gaza.