Prendere gli ultimi 200 anni di diritto penale e civile e buttarli nella spazzatura. È l’ultima trovata del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara (quello che vede nell’umiliazione un buon metodo educativo), che lunedì scorso ha proposto di far pagare i danni delle occupazioni nelle scuole a chiunque non sia in grado di dimostrare di non aver partecipato ai danneggiamenti… Cioè ai colpevoli fino a prova contraria!
I ragazzi del liceo Severi Correnti di Milano rischiano la bocciatura per delle accuse mosse senza riscontro dalla scuola
Lo ha detto chiaro e tondo lo stesso ministro: “Stiamo studiando una norma per far sì che chi occupa nelle scuole, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni che sono stati cagionati. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere. Credo che studenti di questo tipo non possano essere promossi all’anno successivo”.
Un’affermazione, anche solo di principio, contraria a ogni norma giuridica vigente nei paesi democratici (ma che piace molto a Orban e affini). Ma quella che potrebbe sembrare una semplice asserzione di (non) diritto, sembra esser stata presa alla lettera da alcuni dirigenti scolastici. A partire dalla preside del liceo Severi Correnti di Milano, Gabriella Maria Sonia Conte, l’istituto che a seguito dell’occupazione studentesca che si è tenuta dal 30 gennaio all’1 febbraio scorsi, ha riportato circa 70 mila euro di danni.
Da alcuni giorni, infatti, la dirigente sta inviando ad alcuni studenti – a oggi sarebbero circa un’ottantina su 1.700 iscritti – una missiva dal titolo: “Comunicazione di avvio di provvedimento disciplinare” inerente alla “presunta partecipazione all’occupazione dal 30 gennaio all’1 febbraio 2024 e ai danni rilevati ai locali e alle attrezzature scolastiche a seguito dell’occupazione”. L’accusa contestata, indiscriminata e decisa unilateralmente dalla dirigenza, è la violazione dell’art.18 del regolamento di disciplina, che riguarda: “fatti o reati avvenuti all’interno della scuola che possano rappresentare pericolo per l’incolumità delle persone e per il sereno funzionamento della scuola, danneggiamento grave di strutture ecc…”.
Il ministro Valditara ha proposto di far pagare i danni delle occupazioni a chiunque non sia in grado di dimostrare di non aver partecipato ai danneggiamenti
Pertanto, si legge nella lettera, “lo studente X e i suoi genitori sono convocati a scuola il giorno X per poter esercitare il loro giusto diritto alla difesa”. E, magnanima, per poter esercitare tale “giusto diritto”, la scuola permette “di presentare memorie scritte o altra documentazione ritenuta rilevante”. Il messaggio informa infine che “responsabile dell’istruttoria è il coordinatore di classe”, mentre il “responsabile del procedimento è il dirigente scolastico”. In pratica: l’alunno è l’imputato di un reato per il quale è colpevole fino a prova contraria; il coordinatore è il pm; la preside il giudice (ruolo che non rientra tra i poteri dei dirigenti scolastici, a meno che Valditara non ne abbia modificato il mansionario). Massima pena prevista per il (già) colpevole studente: la bocciatura.
I “colloqui” partiranno oggi e continueranno domani. Il collettivo degli studenti ha parlato ieri di “colloqui” finalizzati all’individuazione dei colpevoli dei danneggiamenti, una pressione sugli studenti affinché indichino i “corresponsabili”. Tuttavia la lettera lascia pochi dubbi: “avvio di provvedimento disciplinare” per tutti gli ottanta. Non testimoni, ma “imputati”. E sì che la preside (che per tutta la giornata di ieri ha rifiutato di rispondere alle domande de La Notizia) lunedì, accanto al ministro Valditara, aveva fatto professione di comprensione e aveva cercato di calmare gli animi, soprattutto dei genitori, infuriati per questa svolta autoritaria: “Non vogliamo fare caccia alle streghe, né processi, ma vorremmo poter parlare con i ragazzi per aiutarci a capire il perché di quanto accaduto”, aveva dichiarato, “E per questo li stiamo convocando.
Per il resto, siamo arrabbiati e amareggiati (…) ci sono anche molti studenti che sono profondamente avviliti e immaginiamo che al rientro dovremo lavorare molto sul clima che si è venuto a creare in questa circostanza. Dovremo partire da qui per ricostruire quel ‘patto’ di fiducia che stavamo costruendo, insieme ai ragazzi, con il progetto della cogestione”. A prescindere dal fatto che un processo sommario difficilmente potrà ristabilire un “patto di fiducia”, la preside dovrebbe spiegare come sono stati individuati i ragazzi-imputati.
Perché proprio quegli 80? Ci sono prove della loro responsabilità? Oppure sono stati visti all’interno dell’istituto durante l’occupazione? La spiegazione più logica sarebbe che siano stati indicati dai professori dell’istituto, ma sarebbe avvilente pensare che docenti pagati per far crescere culturalmente e umanamente i nostri figli, accettino il ruolo del delatore… Intanto per oggi alle 14 il collettivo Severi-Correnti ha organizzato un presidio in via Alberti perché, spiegano, “gli occupanti sono stati denunciati ancor prima che l’occupazione vedesse il suo corso” e per “rompere la bufera mediatica e difendere le pratiche di autogestione”.