Quando giorni fa – era il 21 gennaio – è stato stuzzicato sulle indiscrezioni che lo vogliono candidato in pectore della destra per le Regionali del 2025 in Campania, il ministro della Cultura del Governo Meloni, Gennaro Sangiuliano, ha seccamente smentito: “Non sarò il candidato alla Regione Campania, sarò fino al 2032 al lavoro al ministero, nel primo e anche nel secondo Governo Meloni”.
Da giovane Gennaro Sangiuliano ha militato nel Fronte della Gioventù ed è stato consigliere del Movimento sociale a Soccavo
Ma di certo non può sfuggire ai più l’iperattivismo del ministro nella sua regione di origine e i duelli quotidiani ingaggiati con l’attuale governatore Vincenzo De Luca, che puzzano di campagna elettorale. Se sul caso Sgarbi almeno in pubblico si è trincerato nel più rigoroso silenzio, non c’è giorno che il ministro non intervenga sulla guerra dichiarata da De Luca al governo, o meglio al suo collega Raffaele Fitto. E questo fa ancora più specie se si considera che Fitto evita invece accuratamente di replicare al governatore campano. De Luca accusa Fitto di aver bloccato i fondi di sviluppo e coesione (Fsc), destinati al Sud. Per la Campania ballano quasi sei miliardi.
Sangiuliano quasi ogni giorno ripete come un mantra che la Campania è stata incapace di spendere la maggioranza dei Fondi Sviluppo e Coesione 2014-2020. E se De Luca continua a invitare i ministri dell’esecutivo a confrontarsi con lui l’unico che gli risponde è proprio Sangiuliano: “Confronto con De Luca? Mille confronti, non uno”. Altro particolare: il ministro è molto ma molto presente nella sua citta d’origine. Quasi non si lascia scappare convegno o tavola rotonda, avvalorando l’etichetta che gli affibiò proprio De Luca come “ministro delle cerimonie”. La verità è che Sangiuliano, pur desiderando correre per le Regionali, teme lo scontro con De Luca. Tanto che qualora l’attuale governatore dovesse nuovamente scendere in pista per la guida della Regione, Sangiuliano potrebbe rinunciarvi e fare un pensierino per le elezioni del 2026 a sindaco di Napoli.
La nomina di Sangiuliano a ministro della Cultura non fu una vera e propria sorpresa, considerato il forte sostegno che il direttore del Tg2 aveva dato a FdI nel 2022. Cinque mesi prima della nomina a ministro, il giornalista intervenne alla Conferenza programmatica del partito della Meloni. E Ignazio La Russa, oggi presidente del Senato, annunciò poco dopo che Sangiuliano avrebbe firmato il programma di governo di FdI, scatenando inevitabili polemiche su un direttore di un telegiornale della televisione pubblica.
Il sogno del ministro della Cultura è la sfida impossibile con De Luca. Ma c’è un Piano B: la presa di Napoli
Peraltro non stupisce neanche la collocazione di Sangiuliano tutta a destra, vista la sua militanza giovanile nel Fronte della Gioventù e l’esperienza come consigliere circoscrizionale dell’Msi, a Soccavo, 29esimo quartiere di Napoli, la città dove è nato nel 1962. Nulla da dire sul suo curriculum. Si laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II. Consegue il PhD Dottorato di Ricerca in Diritto ed Economia nella medesima Università con lode e pubblicazione della tesi. Consegue il Master in Diritto Privato Europeo ottenendo 100/100 con lode e il Diploma IASD (Istituto Alti Studi per la Difesa). Direttore del quotidiano Roma di Napoli, poi vice direttore del quotidiano Libero.
Nel 2003 entra in Rai e diviene capo servizio del TGR di Napoli. Nel 2004 si trasferisce a Roma dove fa carriera fino a diventare, dal novembre 2018 all’ottobre 2022, direttore del Tg2. Sangiuliano racconta di avere una biblioteca con 15 mila volumi, 18 dei quali scritti proprio da lui. Quanti ne abbia letti non è dato sapere. Durante la cerimonia di assegnazione del Premio Strega 2023 ammise di non aver letto i libri in gara, nonostante fosse uno dei giurati chiamati ad eleggere il vincitore tra i dodici finalisti.