La maggioranza non cambia idea. Neanche di fronte all’evidenza. Ancora una volta boccia una proposta per introdurre il salario minimo e continua a ribadire che la strada da seguire è quella della contrattazione collettiva. Peccato che lo faccia dopo la pubblicazione di diversi dati che indicano chiaramente come la contrattazione collettiva si sia rivelata fallimentare, con gli stipendi fermi da anni anche a causa di contratti scaduti (in alcuni casi anche da più di 3 anni) e mai rinnovati. Persino nel pubblico impiego.
Oggi l’Aula del Senato ha bocciato l’emendamento delle opposizioni con il quale si chiedeva di introdurre per legge il salario minimo: una proposta inserita all’interno dell’articolo 13 della legge di delegazione europea approvata a Palazzo Madama. L’emendamento puntava all’introduzione del salario minimo a non meno di 9 euro lordi ed era stato presentato da tutte le opposizioni con la solita eccezione di Italia Viva.
Bocciato l’emendamento per il salario minimo
La proposta era stata presentata a prima firma Tino Magni (Avs) e sostenuta anche da Movimento 5 Stelle, Pd, Azione e Autonomie. È stata respinta con 87 voti contrari e 54 a favore, sei invece gli astenuti. Il testo chiedeva di garantire al lavoratore “una retribuzione complessiva sufficiente e proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato in modo che il trattamento economico complessivo non sia inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro” e comunque non inferiore ai 9 euro lordi l’ora.
Il testo della proposta
Nel testo dell’emendamento si richiamava la direttiva Ue 2022/2041 del Parlamento e del Consiglio europeo che chiede l’introduzione della soglia minima oraria per le retribuzioni.
L’emendamento prevedeva anche l’istituzione, presso il ministero del Lavoro, della commissione “per l’aggiornamento del valore soglia del trattamento economico minimo orario al fine di monitorare il rispetto della retribuzione complessiva sufficiente e proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro, l’aggiornamento annuale del medesimo trattamento e l’individuazione dei Ccnl prevalenti”.