Stai a vedere che il premierato, la riforma della Giustizia e le norme bavaglio a toghe e giornalisti, non sono una sterile polemica tutta italiana ma un caso degno dell’attenzione dell’Ue. Questo almeno è quello che si può pensare dalla notizia, data da Repubblica, che ha anticipato una serie di controlli da parte degli ispettori di Bruxelles sullo Stato di diritto del nostro Paese e che, ieri, è stata confermata sia da Chigi che dall’Europa seppur con una parziale rettifica.
Palazzo Chigi parla di verifiche di routine ma le informazioni chieste dagli ispettori dell’Ue dicono altro
“Non c’è nessuna indagine o ispezione in Italia oggi, solo un incontro virtuale con le nostre controparti dato che siamo nella fase in cui prepariamo il rapporto annuale sullo stato di diritto in tutti i 27 Paesi dell’Ue” è quanto dichiarato da un portavoce della Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen che ha quindi confermato l’esistenza di un’interlocuzione con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, precisando che lo scambio avviene online e che dopo di questo ci sarà un incontro con i tecnici dell’Unione europea. Insomma si tratterebbe di una mera verifica di routine ma le cose, forse, non stanno affatto così perché se ‘oggi’ non esiste alcuna inchiesta, nulla vieta che non ce ne potrebbe essere una in futuro.
Parole del tutto analoghe a quelle contenute in un comunicato di Palazzo Chigi in cui si afferma che “non avrà luogo alcuna ispezione né visita di funzionari della Commissione europea in Italia ma una breve riunione a livello tecnico in videoconferenza. Si tratta di un evento programmato da tempo e che si svolge ogni anno dal 2020 (data in cui è stato istituito questo esercizio) nel quadro di un attività che coinvolge tutti e ventisette gli Stati membri senza distinzione”.
Tutto chiarito? Macché. Infatti tanti vedono fin troppe similitudini tra l’operato delle destre italiane e quanto già fatto a Budapest da Viktor Orbán, scatenando un continuo braccio di ferro con Bruxelles, al punto che in molti ormai parlano di “ungherizzazione dell’Italia”. Come spiegato da Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, “quella che in molti casi è stata una missione di routine” da parte degli ispettori Ue, “necessaria per stilare il rapporto annuale sullo Stato di diritto, adesso si trasforma in un vero e proprio esame”. Confermando le indiscrezioni di stampa, la pentastellata spiega che “i funzionari europei avanzeranno 19 quesiti su giustizia, premierato, conflitto d’interessi, libertà di stampa e Rai” aggiungendo che “c’è preoccupazione a Bruxelles perché i propositi del governo rischiano di far deragliare l’Italia dai Trattati europei compromettendo i diritti fondamentali dei cittadini. Su prescrizione e abuso d’ufficio per esempio è chiaro il disegno di indebolire la lotta alla corruzione e al malaffare dei colletti bianchi”.
Particolarmente critica, sempre secondo Pignedoli, è la questione del rapporto tra il potere e la stampa visto che “sul capitolo informazione dopo gli attacchi a Report e i silenzi imposti sul massacro israeliano a Gaza è la libertà dei cittadini a essere informati a non essere più garantita” per questo il Movimento 5 Stelle “ha presentato le proposte per rimettere in carreggiata l’Italia” per una “riforma della Rai” e una “legge sul conflitto d’interessi” a cui l’esecutivo è rimasto sordo. Così, conclude la pentastellata, “il governo viene messo sotto tutela dall’Europa e meno male che Giorgia Meloni, appena una settimana fa in Giappone, dichiarava che l’Italia si fa sentire in Europa con autorevolezza. Peccato che solo la Meloni sia convinta di questo, mentre la realtà è ben altra”.
Palazzo Chigi parla di verifiche di routine ma le informazioni chieste da Bruxelles dicono altro
Insomma appare credibile che l’Italia sia finita nel mirino di Bruxelles e, infatti, il questionario inviato dalla Commissione Ue al nostro Paese appare fin troppo dettagliato per essere derubricabile a semplice controllo di routine. La sensazione, perché di questo si parla, è che qualcosa si stia smuovendo e che l’Europa sta valutando la situazione e anche i possibili margini di manovra. Al primo posto c’è la “madre di tutte le riforme”, come più volte affermato dalla premier, ossia il premierato per la quale, come riporta Repubblica, l’Ue chiede: “Potete spiegare l’obiettivo di questa riforma e in quale modo migliorerà la situazione alla luce dei timori espressi da molti esperti?”.
Il riferimento è ai tanti critici, tra giuristi e costituzionalisti, che temono un indebolimento della nostra democrazia causato, soprattutto ma non solo, dal depotenziamento del Presidente della Repubblica che la ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati ha provato a smentire in tutti i modi, per lo più parlando di “fake news”, senza riuscire a convincere nessuno e venendo smentita anche da alcuni esponenti della maggioranza che hanno ammesso come il Quirinale, tra le tante cose, non avrà più la facoltà di provare a costruire un esecutivo alternativo in caso di crisi di governo in quanto la riforma prevede un automatismo che sostanzialmente comporta il ritorno al voto. Non meno preoccupante per l’Ue è lo stato della Giustizia per la quale ci si chiede come mai l’annunciata separazione delle carriere sia “necessaria e urgente” e anche quale sia lo stato del “processo penale telematico viste le difficoltà” denunciate in tutta Italia.
Spazio anche al “conflitti d’interessi” per il quale ci si chiede a che punto è la normativa italiana e, soprattutto, una relazione in merito alla decisione di abolire “l’abuso d’ufficio” e di limitare fortemente “l’applicabilità del reato di traffico di influenze” che vanno in direzione opposta alle richieste di Bruxelles. Tra i quesiti anche quello che mira a capire in che modo la nuova prescrizione, recentemente approvata, potrà migliorare la giustizia italiana e quali conseguenze avrà. Ma non è tutto. L’Unione europea vuole anche avere informazioni sul rapporto tra potere e stampa. A preoccupare le nuove norme stringenti sulle intercettazioni, specie in ottica di lotta alla corruzione, e le novità in fatto di pubblicabilità degli atti sui giornali che rischiano di mettere a rischio la libertà di stampa.
Un quesito, invece, chiederà conto dell’aumento delle cause contro i giornalisti e, soprattutto, sull’intenzione di introdurre “misure per proteggere i giornalisti dalle liti temerarie e la riservatezza delle fonti e il segreto professionale”. Sempre nei confronti dell’informazione si chiedono lumi su eventuali politiche per supportare il lavoro dei giornalisti e i media locali ma, sopratutto, in che modo l’esecutivo voglia riorganizzare la Rai in modo da garantirne l’indipendenza dalla politica.