Immagina di nascere predestinato, con addosso la stoffa per riscrivere la storia della maratona e morire a 24 anni. Kelvin Kiptum lo scorso ottobre alla maratona di Chicago aveva corso con il passo di un alieno. Primo uomo a correre sotto le due ore e un minuto (2 ore e 35 secondo segnava il cronometro) aveva riscritto il record del mondo strappandolo a Eliud Kipchoge, keniano come lui. Il prossimo 14 aprile alla maratona di Rotterdam avrebbe provato a scendere sotto il muro delle due ore per poi prepararsi a sfidare a Parigi Kipchoge, il due volte campione olimpico olimpico della maratona (medaglia d’oro sia a Rio 2016 che a Tokyo 2020). Chi segue le maratone non aveva dubbi: che Kiptum sarebbe stato il primo uomo sfondare il muro delle due ore lo sapevano tutti. Restava semplicemente da scoprire quando.
Kelvin Kiptum e il suo allenatore Gervais Hakizimana sono morti in un incidente stradale in Kenya domenica 11 febbraio
Kelvin Kiptum e il suo allenatore Gervais Hakizimana sono morti in un incidente stradale in Kenya domenica 11 febbraio intorno alle 23 locali, le 21 italiane. L’incidente è avvenuto su una strada tra le città di Eldoret e Kaptagat, nel Kenya occidentale, nel cuore della regione ad alta quota, ideale per l’allenamento dei corridori sulla lunga distanza. Coi due una donna, Sharon Kosgei, ricoverata presso il Racecourse Hospital di Eldoret. Erano a bordo di una Toyota Premio.
Nato in Kenya nella regione di Eldoret nel cuore della Rift Valley, la culla dei maratoneti, Kiptum ha iniziato a correre con regolarità nel 2016. Solo tre anni più tardi si è imposto a Belfort stabilendo il record della mezza maratona “Le Lion” (59”53’). Il suo allenatore, il ruandese Gervais Hakizimana, aveva dichiarato in un’intervista ad Afp che il suo ragazzo correva “più di 250 km a settimana, a volte più di 300”: “è un’avventura! Durante la preparazione a Londra, abbiamo fatto tre settimane a oltre 300 chilometri. È un volume enorme. A quel ritmo, c’è il rischio che si infortuni e si rompa. Gli ho suggerito di ridurre l’intensità, ma non vuole farlo. Mi parla sempre del record del mondo”, raccontava il suo allenatore. A dicembre del 2022 il mondo si accorge di lui. Corre la maratona di Valencia in 2h01’53”. Passano quattro mesi e a Londra segna 2h01’25”. Poi Chicago, 2h00’35”.
Una settimana fa in una video intervista nel corso di un evento di uno sponsor a Parigi, Kiptum aveva dichiarato: “Se la mia preparazione funziona bene e le condizioni sono buone, so che posso farcela a correre la Maratona di Rotterdam sotto le 2 ore. Sarebbe il miglior viatico per l’appuntamento olimpico dove l’ambizione è mettersi al collo l’oro”. La sua specialità era il “negative split”, correre la seconda metà di gara più veloce della prima, mentre molti altri già si sfilacciano per la stanchezza. Undici anni fa Kiptum faceva il pastore sugli altipiani del Kenya. In un’intervista aveva raccontato di avere cominciato a correre solo per imitare campioni che si allenavano intorno a casa sua. Poi in quelle gambe ci aveva trovato un talento come una magia. A quello ha aggiunto l’impegno estenuante e continuo. il presidente del Kenya, William Samoel Ruto in un post su X ha ricordato “la sua forza mentale e la sua disciplina” che “non avevano eguali”: “era una stella. Probabilmente uno dei migliori sportivi del mondo. Kiptum era il nostro futuro”.
Nuovo lutto nel Paese africano. Dopo Wanjiru, tre anni dopo l’oro di Pechino e Agnes Tirop
La morte di Kiptum ricorda quella di un altro grande maratoneta keniano, Samuel Wanjiru, avvenuta alla stessa età nel 2011, tre anni dopo la conquista del titolo olimpico a Pechino. Il Kenya sportivo è ancora scosso dal lutto dell’ottobre 2021 quando Agnes Tirop, vincitrice di due medaglie di bronzo mondiali nei 10.000 metri, è stata accoltellata a morte a 25 anni nella sua casa di Iten dal marito. Kelvin Kiptum, il maratoneta per caso mai battuto in gara, solo il fato l’ha vinto.