I conti diventano sempre più blindati. Con l’accordo sul nuovo Patto di stabilità la situazione per l’Italia non migliora: il governo sarà sempre vincolato in ogni sua scelta, dipendendo completamente dal controllo dell’Ue. In sostanza, il rischio è che torni l’austerità forzata per il governo Meloni con l’applicazione delle nuove regole di bilancio. Ogni decisione economica, in sostanza, dovrà essere vagliata e approvata dalla Commissione europea. E già da giugno deve iniziare la procedura di rientro per deficit e debito.
Torna l’austerità, le tappe del controllo della Commissione sull’Italia
Il ritorno dell’austerità dopo le nuove regole – ricordiamo, accettate anche dal governo italiano che ne parlava come un successo – inizierà già dai prossimi giorni. Il 15 febbraio la Commissione renderà pubblici i dati sulle previsioni economiche invernali, secondo le attese tutt’altro che positive con una contrazione della crescita annua sia per l’Ue che per l’Italia.
Secondo quanto detto dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, è a rischio anche il rialzo dello 0,8% finora dato quasi per scontato. Dopo questi dati si arriverà a giugno, ai giorni successivi alle elezioni europee: arriveranno le procedure per il deficit eccessivo, quasi certamente anche per l’Italia (e tanti altri, Francia inclusa).
In Italia lo scorso anno il disavanzo è stato del 5,3%, ben al di sopra del 3% concesso dal Patto. Il debito, inoltre, è superiore al 140% del Pil e per questo Bruxelles chiederà un intervento immediato, con il rischio persino di una manovra correttiva. Il 21 giugno, stando alle nuove regole, la Commissione presenterà gli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine, ovvero le indicazioni di quanto sarà necessario ridurre deficit e debito nel giro di quattro anni.
Il controllo dell’Ue sui conti italiani
A settembre il governo italiano dovrà formulare il suo Piano pluriennale di spesa, con gli obiettivi fissati per rispettare il rientro entro quattro anni (che possono essere estesi a sette) di deficit e debito. Ma non è finita qui: questi piani necessiteranno dell’approvazione di Consiglio e Commissione Ue. Insomma, tutto passa per Bruxelles, che ci controllerà da vicino. L’unica speranza del governo Meloni per avere qualche spazio di manovra in più dipende dal fatto che in autunno si insedierà la nuova Commissione, magari (difficile) con una maggioranza diversa. Ma che ci sia un reale cambio di rotta è improbabile.