Non si è ancora posata la polvere dell’accordo in Ue per il nuovo pacchetto di aiuti (50 miliardi di euro) all’Ucraina e già cresce il timore che si tratti di un’inutile goccia nel deserto. I bisogni finanziari di Kiev crescono di giorno in giorno, la guerra in Ucraina si trascina ormai da tre anni e nei palazzi di Bruxelles il timore è che l’Unione europea si ritrovi sola.
L’Ue faceva molto affidamento sugli Usa e il presidente Joe Biden è in difficoltà con l’avvicinarsi della campagna elettorale contro Donald Trump. Le difficoltà del presidente americano di sbloccare il pacchetto di aiuti da 60 miliardi osteggiato dai repubblicano al Congresso rischia di essere un presagio di ciò che potrebbe accadere con l’eventuale elezioni di Donald Trump. Nei corridoi di Bruxelles il timore è che alla fine l’Europa si ritrovi sola a sostenere l’impresa. L’Ue ha stanziato 50 miliardi per un triennio per il periodo 2024-2027 ma il Fondo monetario internazionale stima che all’Ucraina solo nel 2024 servano “circa 42 miliardi di dollari di finanziamenti per rimettere il paese sulla strada della stabilità fiscale ed esterna”.
Per la ricostruzione servono centinaia di miliardi. Il disimpegno degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina ha messo l’Europa spalle al muro
L’accordo Ue della scorsa settimana, raggiunto dopo che il presidente ungherese Viktor Orbàn l’aveva bloccato lo scorso dicembre, ha spinto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a promettere di “stare con l’Ucraina per tutto il tempo necessario”. Poche ore dopo Gabrielius Landsbergis, il ministro degli Esteri della Lituania, che confina con l’exclave russa di Kaliningrad, ha smussato l’entusiasmo specificando che si tratta nient’altro che di “un passo nella giusta direzione”.
“Tutti si rendono conto che 50 miliardi di euro non sono sufficienti”, ha detto lunedì ai giornalisti Johan Van Overtveldt, un conservatore belga che presiede la commissione per il bilancio del Parlamento europeo. “L’Europa si rende conto che deve intensificare i suoi sforzi”. “Sforzi” in questo caso è un eufemismo per dire che serviranno altri soldi e che bisognerà capire dove pescarli in un bilancio già compresso. Le stime della Banca Mondiale prevedono per le esigenze a lungo termine dell’Ucraina e per la ricostruzione una cifra intorno ai 411 miliardi di dollari. I 50 miliardi dell’Ue sono una poco più di un decimo.
Negli Usa i democratici al Senato stanno pianificando di fare un ultimo disperato tentativo mercoledì per salvare un disegno di legge che contiene anche gli aiuti per Ucraina e Israele, con i repubblicani intenzionati a bocciare il pacchetto per il disaccordo sulle regole di controllo delle frontiere. L’ultimo disperato tentativo dei dem è di scorporare gli aiuti a Israele e Ucraina e chiedere una votazione a parte per i 60,1 miliardi di dollari in assistenza militare per l’Ucraina, 14,1 miliardi di dollari in assistenza di sicurezza per Israele e 10 miliardi di dollari in aiuti umanitari per i civili delle crisi globali, tra cui palestinesi e ucraini. È probabile che questa sia l’ultima opportunità per l’amministrazione Biden di approvare il finanziamento per Kiev prima che l’America vada alle urne a novembre.
“Il 2025 è molto insicuro per l’Ucraina”, ha detto Svitlana Taran, del think tank del Centro politico europeo di Bruxelles. “Soprattutto con le elezioni statunitensi” se si traducono in una vittoria di Trump. Matteo Patrone, un alto funzionario che lavora sull’Ucraina per la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ieri ha spiegato che “ad un certo punto Kiev potrebbe dover imparare a stare in piedi da sola”. Lo scenario fosco è che alla fine a combattere la guerra fortemente voluta dagli Usa ci rimanga solo l’Europa.