Le imprese finanziariamente vulnerabili aumentano. E lo fanno soprattutto in Italia, Paese ritenuto più a rischio, insieme alla Germania. Un’indagine della Bce sottolinea come siano proprio Roma e Berlino ad avere la quota più alta di aziende vulnerabili, ben il 9%. Tutto ciò in un contesto in cui le imprese finanziariamente vulnerabili nella zona euro sono in crescita.
La Banca centrale europea evidenzia che in entrambi i Paesi si sia “osservato di recente un aumento notevole di tale quota, che riflette quella, relativamente elevata, delle imprese industriali”. Nel secondo e nel terzo trimestre del 2023 la crisi si è fatta sentire: l’indice delle dichiarazioni di fallimento nell’eurozona ha superato i livelli pre-pandemia, tornando a valori che non si registravano dal 2015, quando questo indicatore è stato utilizzato per la prima volta.
Le imprese italiane tra le più vulnerabili: l’allarme della Bce
Come spiega la Bce, le statistiche sulle procedure fallimentari rappresentano “la punta dell’iceberg delle imprese in difficoltà finanziaria”, considerando che “il fallimento è il procedimento legale avviato dopo che un’impresa è stata dichiarata insolvente”.
La quota di imprese vulnerabili è aumentata in tutti i settori rispetto alla precedente indagine. Ma restano differenze sostanziali: nel secondo e terzo trimestre del 2023 è rimasta non troppo elevata nel settore dei servizi (6%), contrariamente a quanto avvenuto nell’industria (11%), nelle costruzioni (10%) e nel commercio (10%).
Il rischio di vulnerabilità è aumentato soprattutto tra le grandi aziende e meno nelle piccole e medie imprese, anche se storicamente sono proprio le Pmi quelle più fragili. Inoltre si segnala che la quota è aumentata soprattutto tra le imprese più giovani.
Le aziende in crisi per l’aumento dei tassi
A incidere, secondo quanto spiegano gli economisti, sono anche gli aumenti della spesa per interessi: in media un incremento di un punto degli interessi pagati aumenta del 12% la possibilità di diventare vulnerabili. Motivo per cui viene da pensare che “gli aumenti dei tassi di interesse, necessari per ridurre l’inflazione da livelli molto elevati, potrebbero incidere sull’attività economica attraverso il loro impatto sulle imprese. Di fatto, le imprese vulnerabili investono meno di quelle non vulnerabili”. Insomma, la Bce certifica che è colpa della Bce e del rialzo dei tassi se le aziende son sempre più vulnerabili.