Alla fine a vincere “è la disperazione di chi non ha più neppure le risorse per arrivare alla fine del mese”. Ma c’è anche dell’altro. Per Anna Ferrara, responsabile dell’associazione antiracket Sos Impresa, in ballo c’è soprattutto “la dignità di un lavoratore, di un commerciante, di un imprenditore. Dignità che nessuno intende più svendere per piegarsi all’arroganza e alla prepotenza di certi criminali”. È dalla somma di questi fattori che se ne ricava il coraggio della denuncia.
Nella provincia di Napoli sono aumentate a dismisura i casi di vittime di estorsioni che hanno denunciato e fatto arrestare i loro aguzzini
Dal report diffuso nei giorni scorsi dalla Prefettura, si calcola che nella provincia di Napoli sono aumentate a dismisura i casi di vittime di estorsioni che hanno denunciato e, nella gran parte dei casi, fatto arrestare i loro aguzzini: nel 2022 sono state ben 791 le denunce per estorsione, un dato salito a 814 nel 2023, con un aumento del 3%. Quanto all’anno in corso, parla la cronaca dei fatti più eclatanti registrati nell’ultimo mese. Dall’imprenditore edile pestato a sangue nei giardinetti pubblici, le cui accuse hanno fatto scattare 13 arresti e consentito alla magistratura di decapitare il cartello dei Mazzarella-Buonerba-Caldarelli, alla coppia di ambulanti che hanno denunciato il pizzo sui gadget dello scudetto del Napoli, grazie al cui coraggio è stata sgominata l’intera famiglia camorristica dei Troncone di Fuorigrotta.
Risale a ieri l’ultimo caso.
A ergersi al di sopra dei suoi estorsori è stato un negoziante di Pomigliano d’Arco. Sebbene minacciato in più occasioni, l’uomo si è sempre rifiutato di pagare il pizzo. Dopo l’ennesima richiesta (“Paga o non ti facciamo più neppure avvicinare al tuo negozio”), accompagnata da minacce di morte ai suoi danni e a quelle della sua famiglia, il commerciante ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. L’attività investigativa, condotta dai carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’alba di stamattina all’arresto dei due “esattori”.
Nei loro confronti il gip del Tribunale di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di tentata estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso. Un’operazione accolta dal plauso dell’amministrazione comunale di Pomigliano d’Arco, in particolare nei confronti dell’esercente “esempio di resistenza civile e legale contro le pratiche intimidatorie”, la cui determinazione nel non cedere alle richieste estorsive e nel denunciare gli autori delle minacce “dovrà servire da modello e ispirazione per tutta la comunità. Solo attraverso la solidarietà e l’impegno collettivo – conclude la nota – possiamo contrastare le attività illecite e promuovere un ambiente sicuro e prospero per tutti”.
Sos Impresa avverte: “Pure l’arroganza dei clan non funziona se non c’è nessuna possibilità di pagare”
“Siamo sulla giusta strada per sconfiggere un fenomeno che credevamo imbattibile”, evidenzia ancora Anna Ferrara, sottolineando il ruolo delle tante associazioni “che hanno costituito una rete importante per dare forza alle tante vittime della criminalità organizzata. Per fortuna – rivela Ferrara – dopo anni di sensibilizzazione, le persone hanno compreso che fidarsi di realtà come la nostra è fondamentale per uscire da un tunnel di minacce e vessazioni che sembra infinito. Il nostro ruolo è quello di fare squadra con la vittima, fin dalla denuncia, facendoci completamente carico del suo problema, fino a quando la giustizia non lo avrà liberato del tutto. Se le denunce sono in crescita – conclude la referente di Sos Impresa – e gli arresti stanno aumentando, è anche perché i cittadini hanno capito che non saranno mai lasciati soli nelle loro battaglie”.