Vietato mettere i cartelli che richiamano gli automobilisti a fare attenzione ai ciclisti. Anzi no, ci siamo sbagliati, è giustissimo. Sembrerebbe puro teatro dell’assurdo, ma è ciò che è accaduto ieri a Milano, quando il Comune si è visto negare dal ministero dei Trasporti, cioè da Matteo Salvini, l’autorizzazione ad “installare cartelli informativi che segnalano una strada frequentata da persone in bicicletta”.
A Milano l’ultima battaglia è sulla segnaletica. Ma alla fine il ministro dei Trasporti Salvini batte in ritirata
Un divieto caduto poi in serata, a polemiche esplose, quando con una nota il Mit ha precisato che “la richiesta è stata rigettata dagli uffici perché la segnaletica proposta non è conforme al codice”. Ma che “con buonsenso, concretezza e spirito di leale collaborazione istituzionale, il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha dato indicazione agli uffici di individuare, in collaborazione con il Comune di Milano, soluzioni costruttive”. Insomma un via libera ai cartelli negati, forse.
A denunciare l’accaduto su Facebook era stata l’assessora alla Mobilità Arianna Censi. Il luogo deputato ad accogliere la segnaletica salva-ciclisti – 11 cartelli – è il famigerato Cavalcavia Bacula, meglio conosciuto come Ponte della Ghisolfa, da anni al centro delle attenzioni e delle manifestazioni dei ciclisti milanesi. Dopo le tenaci proteste degli attivisti delle due ruote, riuniti sotto il motto Non vediamo l’ora, mirate a ridurre la pericolosità di quel tratto di strada (tutti ricordano le “ciclabili clandestine” ripetutamente tracciate in questi anni per sollecitare l’amministrazione a prendere provvedimenti), Palazzo Marino aveva stanziato oltre un milione di euro per la realizzazione di una ciclabile necessaria. Necessaria per tutti, tranne per Salvini, evidentemente…
In attesa dell’inizio dei lavori, il Comune aveva previsto una sistemazione transitoria, per mettere in sicurezza il tracciato in vista del cantiere vero e proprio, essenzialmente con interventi di segnaletica orizzontale e verticale. È su quest’ultima che si era diretto il parere negativo del Mit. “Si tratta dei noti cartelli con la scritta “Attenzione! Strada frequentata da ciclisti” e l’indicazione grafica della distanza di rispetto da tenere”, ha spiegato Legambiente, “Sono cartelli ‘informativi’, ‘di attenzione’, frequentemente usati in tutto il Paese, sicuramente opportuni sulla Ghisolfa, una ‘strada urbana interquartiere’ con il limite di velocita a 50 Km/h, dove i cittadini in bicicletta sono poco protetti. In Italia sono stati diffusamente installati dalle amministrazioni locali proprio per aumentare l’attenzione e la sicurezza, anche in seguito alla campagna Io rispetto il ciclista”, ha aggiunto l’associazione.
I segnali di pericolo erano previsti sul Cavalcavia Bacula. Dove la pista ciclabile promessa da Sala aspetta da sei anni
Per il responsabile mobilità di Legambiente, Federico Del Prete, “più che da una valutazione tecnica obiettiva, il parere negativo del Mit sembra riconducibile alla battaglia personale di Salvini contro la moderazione del traffico motorizzato nelle citta”. “Questo diniego rappresenta un precedente molto grave – aveva tuonato Censi – perché certifica un atteggiamento incomprensibilmente negativo nei confronti di Milano. Allora la mia domanda al ministro Salvini è questa: perché in decine di altre città italiane sì, e lo si fa da anni, ma se lo chiede Milano la risposta è no?”. In realtà, il Comune di Milano era stato troppo zelante… Nelle altre città italiane le amministrazioni hanno posizionato i cartelli senza chiedere alcun permesso.
“La situazione è paradossale, grottesca. Il Ministro Salvini è chiaramente contro la sicurezza stradale, ma il Comune di Milano sembra mettersi i bastoni tra le ruote da solo: lo fa in buona fede oppure no?”, si chiede Davide Branca del Comitato Non Vediamo l’ora, “Palazzo Marino ha chiesto il permesso al Mit per installare cartelli già affissi in molte altre città italiane senza alcuna richiesta di autorizzazione perché sono presenti solo a ‘titolo informativo’ e non perché previsti dal Codice della Strada. Il Comune poteva immaginare che non avrebbe avuto il via libera dal ministro Salvini? Noi lo riteniamo probabile, perché Salvini sta facendo di tutto per aumentare l’insicurezza stradale in Italia: cercando di fermare le città 30 e, di fatto, bloccando lo sviluppo della ciclabilità in Italia con la proposta di nuovo Codice della Strada”, aggiunge Branca. Che conclude: “Il sindaco Beppe Sala vuole davvero mettere in sicurezza il ponte della Ghisolfa o ci sta prendendo in giro? Facciamo semplicemente notare che è dal 2018 che il Comune ha detto che vuole fare la pista ciclabile sulla Ghisolfa: sono passati 6 anni e non abbiamo ancora il progetto e i tempi di realizzazione”.