Da un lato gli incessanti attacchi alle navi in transito nel Mar Rosso per ‘vendicare’ la brutale invasione di Gaza da parte di Israele, dall’altro la risposta militare dell’occidente che continua a martellare le basi dei ribelli Houthi in Yemen e quotidianamente tenta di aumentare la pressione – fin qui senza successo – sul gruppo sciita filo-iraniano.
L’Italia anziché svolgere il suo ruolo naturale di “mediatrice” ha preferito mettersi in prima linea attirando le inevitabili attenzioni dei terroristi Houthi
Davanti a uno scenario simile, con il Medio Oriente che appare sempre più una polveriera pronta a esplodere e l’incubo di un coinvolgimento della potenza nucleare guidata da Ali Khamenei, l’Italia anziché svolgere il suo ruolo naturale di ‘mediatrice’ ha preferito mettersi in prima linea nella missione europea nell’area, attirando le inevitabili attenzioni dei terroristi Houthi. Che non si tratti di allarmismo o di invenzioni della stampa, lo si capisce dalle affermazioni di Mohamed Ali al-Houti, uno dei leader degli Houthi, che intervistato da Repubblica ha minacciato direttamente il nostro Paese affermando che “l’Italia diventerà un bersaglio se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen.
Il suo coinvolgimento sarà considerato un’escalation e una militarizzazione del mare, e non sarà efficace” aggiungendo che gli attacchi del suo gruppo riguardano solo navi vicine a Israele com’è evidente dal fatto che “il passaggio delle navi italiane e di altri durante le operazioni yemenite a sostegno di Gaza è una prova che l’obiettivo è noto” e, in altre parole, non ci danneggia. Per questo, aggiunge, “consigliamo all’Italia di rimanere neutrale, che è il minimo che può fare. Non c’è giustificazione per qualsiasi avventura al di fuori dei suoi confini, e non ne trarrà benefici economici o in altro modo”. Parole su cui è intervenuto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con toni tutt’altro che concilianti visto che ha detto chiaro e tondo che ‘’non ci facciamo intimidire dalle minacce degli Houthi’’ e ‘’se attaccati risponderemo, questo deve essere chiaro’’.
Poco chiare le regole di ingaggio che per Bruxelles sono solo difensive ma a sentire Crosetto resta il dubbio
Insomma siamo davanti a frasi inequivocabili che dimostrano come l’intervento italiano nel Mar Rosso, caldeggiato dai ministri Guido Crosetto e Tajani, rischia – seppur indirettamente – di trascinarci in guerra. Questo perché il 19 di questo mese prenderà il via la missione dell’Unione europea, denominata Aspides, in cui proprio la Marina italiana avrà un ruolo determinante. Malgrado il quartier generale dell’operazione sarà allestito in Grecia, secondo quanto riporta Repubblica a guidare le scelte tattiche sarà “un contrammiraglio della nostra Marina” che, detto in parole semplici, deciderà le eventuali risposte davanti ai lanci di missili degli Houthi.
Una missione che l’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, ha giurato sarà “puramente difensiva per proteggere le navi commerciali, con due compiti non esecutivi: scortare i cargo per fare da deterrente contro i raid e potenziare la sorveglianza marittima” ma che, in attesa che verranno definite le regole di ingaggio, non si esclude potrebbe prendere un’altra piega. A lasciarlo intendere è il ministro della Difesa Crosetto, che alla Stampa ha detto che il contingente europeo potrebbe “rispondere agli attacchi (degli Houthi, ndr) magari anticipandoli”.
Una frase che lascia presagire come si stia discutendo sulla possibilità di abbattere i missili degli Houti anche quando non è chiaro contro quali navi si stiano dirigendo. Si tratta di qualcosa che potrebbe esporre la missione, l’Italia e l’intera Unione europea, al più classico degli incidenti con esiti a dir poco preoccupanti.