Dopo due giorni di discutibili sparate di Matteo Salvini sul caso della spaventosa detenzione di Ilaria Salis in Ungheria e i conseguenti imbarazzi del resto del governo, alla fine è arrivata l’inevitabile bacchettata al vicepremier leghista da parte di Antonio Tajani. Come riferito dal leader di Forza Italia in un colloquio con il Fatto Quotidiano “più si sta zitti e prima si risolve questa situazione. Io chiedo a tutti di fare silenzio e di parlare il meno possibile di questa questione, solo così si potrà risolvere come successo con Zaki e Alessia Piperno”.
Punzecchiato dal quotidiano se queste parole si riferiscano anche all’altro vicepresidente del Consiglio Salvini che da giorni attacca la ragazza, Tajani risponde affermativamente: “Infatti mi riferisco anche a lui” perché “in questo modo si sta facendo un danno alla Salis. Più si parla e più la si danneggia. Lo dico a Salvini” critica che, per evitare di far passare il leader leghista come l’unico problema in questa difficile trattativa con l’Ungheria di Viktor Orbán, rivolge “anche alla segretaria del Pd Elly Schlein”.
Ministro degli Esteri che, cercando di far apparire la maggioranza coesa sul tema, aggiunge: “Il trattamento che sta ricevendo Salis è inumano, noi siamo sempre per la presunzione di innocenza quindi finché una persona non è condannata è innocente”. Peccato che, gli fa notare il quotidiano, questa posizione sia molto differente da quella del leader leghista e dei suoi fedelissimi: “Le ripeto quello che ho detto prima in questo modo si sta politicizzando una questione che non va politicizzata. Salvini commette un errore”.
In trincea
Ministro degli Esteri che poi ripercorre i passi della diplomazia italiana: “Per il momento non possiamo chiedere gli arresti domiciliari fino a che l’avvocato della sua famiglia non lo fa e finora non lo ha fatto perché teme possibili ritorsioni da parte dei neo-nazisti ungheresi. Inoltre non possiamo chiedere di fare il carcere in Italia in attesa della sentenza perché non ha commesso reati nel nostro Paese. Quindi al momento non abbiamo alcun appiglio legale. La nostra idea è quella di chiedere all ‘Ungheria che il processo si faccia in tempi brevi e poi riportare la donna in Italia”.
Parole, quelle di Tajani, che sono state accolte con non poca ironia dal co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli: “Sono pronto ad accogliere l’appello del ministro Tajani se c’è una volontà seria del Governo di riportare a casa un’italiana, ma il ministro Tajani dovrebbe parlare con la Lega di Salvini che ogni giorno alza i toni e attacca su questa vicenda, come se ci fossero italiani di Serie A e italiani di Serie Z”.
“Tutto ciò è inaccettabile perché c’è un’italiana che dobbiamo difendere che sta subendo trattamenti disumani fuori da ogni convenzione internazionale”. Dello stesso avviso Chiara Appendino di M5S secondo cui “Fratelli d’Italia dovrebbe prendere le distanze con la sua Presidente Giorgia Meloni da un atteggiamento che è indecente da parte della Lega e del suo capo politico Salvini”.
Solito doppiopesismo
Del resto le parole del leader del Carroccio sembrano davvero “fuori luogo” come affermato qualche giorno fa da Roberto Salis, padre della giovane, che si è detto pronto a querelare Salvini. Uno scivolone da parte di Matteo che è stato ampiamente spiegato a La Notizia dallo storico e politologo, Marco Revelli, secondo cui “in un Paese normale un ministro che fa un’uscita del genere (sull’inopportunità per la ragazza di fare da insegnante, ndr) dovrebbe dimettersi il giorno stesso in quanto ha vessato una propria concittadina in difficoltà”.
Ma non è solo questo il punto. Se per Salvini la Salis è inadatta all’insegnamento, tesi che lo stesso ha sostenuto raccontando del danneggiamento di un Gazebo della Lega dimenticandosi di dire che per quei fatti la giovane è già stata completamente assolta dai giudici italiani, allora c’è da chiedersi perché lui che è a processo per sequestro di persona in relazione al caso della Open Arms possa ancora fare il ministro e pure il vicepremier. Ragionamento del leghista che per estensione potrebbe essere valido anche per tanti altri esponenti di questa maggioranza che sono indagati, proprio come la Salis.
Basti pensare al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove che è stato recentemente rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare di Roma in quanto accusato di rivelazione del segreto d’ufficio per la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito e che, sempre seguendo il ragionamento di Salvini, non si capisce perché dovrebbe continuare a ricoprire l’incarico in via Arenula.
Stessa storia anche per il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che è tutt’ora indagato per un presunto furto di opere d’arte e quindi, sempre secondo la tesi di Matteo, appare inconciliabile con il suo incarico. Del resto sembra averlo capito lo stesso Sgarbi che dopo settimane di polemiche e resistenza, ieri ha annunciato le sue dimissioni.
Ragionamento del leghista che se dovesse valere per tutti allora riguarderebbe anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè, indagata a Milano per falso in bilancio e bancarotta rispetto alla gestione del gruppo Visibilia, e pure Emanuele Pozzolo, il deputato di Forza Italia – già sospeso dal partito – indagato a Biella in relazione allo sparo a Rosazza esploso dalla sua pistola, anche se non è ancora chiaro chi abbia premuto il grilletto, in occasione della festa di Capodanno a cui partecipava Delmastro.
Ma forse ha ragione Revelli quando, sempre a La Notizia, ragionando sul leader del Carroccio afferma: “Salvini è un vero e proprio caso patologico, la cui difesa dell’italianità si arresta di fronte ai suoi odi politici. Davanti a una nostra concittadina che viene trattata in modo che nessun Paese tollererebbe invece di difenderla preferisce attaccarla, mentre quando un gioielliere spara alle spalle e fa un’esecuzione sommaria di un rapinatore è subito pronto a difenderlo”.