Almeno si mettessero d’accordo. La Commissione europea spinge le politiche Green e fa infuriare gli agricoltori sul trattore. Il governo italiano, invece, frena gli incentivi alle auto elettriche e Stellantis (l’ex Fiat) minaccia per ritorsione di chiudere gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori. Siamo al corto circuito, insomma, di una transizione energetica pensata male e gestita peggio, anche per l’azione frenante dei produttori da fonte fossile, con cui l’esecutivo di Giorgia Meloni va a braccetto, come dimostra definitivamente il Piano Mattei appena proposto all’Africa.
Un progetto miope finalizzato a fare della penisola un hub per il gas estratto al di là del Mediterraneo, con cui alimentare le industrie del nostro continente. Tutto come e più di prima, dunque, continuando a ignorare che il futuro è nelle rinnovabili e non nelle trivelle. Un destino impossibile da scorgere se si guarda al domani con gli occhiali del passato o, peggio, senza un’idea minima di politica industriale. A darcene la prova, l’ennesima, è stato ieri il ministro Urso, che ha offerto l’ingresso di denari pubblici nel capitale di Stellantis.
Ora, al di là dei conti dello Stato in profondo rosso, al punto di curare gli italiani in ospedali da Terzo Mondo, sarebbe grottesco se si togliesse il cibo dalla bocca dei cittadini per dare altri miliardi alla famiglia Agnelli. Famiglia, tra l’altro, con cui pubblicamente la Meloni fa polemica. O forse – a sentire il suo ministro delle Attività produttive – finge solo di farla.