Probabilmente a Stoccolma se la stanno ridendo alla grande. A far sganasciare i responsabili dello sport della Svezia, sconfitta 24 giugno 2019 da Milano e Cortina nell’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026, la tragicommedia nella quale si sta trasformando la “cavalcata” italiana verso le vette dello sport invernale…
Quelle che erano state presentate come le “Olimpiadi a costo zero”, si stanno rivelando un pozzo mangiasoldi
Quelle che infatti erano state presentate come le “Olimpiadi a costo zero”, nonché “Le Olimpiadi più economiche della storia” (copyright del ministro Matteo Salvini), quelle nelle quali “Il governo non ci metterà nulla” (ministro Giancarlo Giorgetti), “Le prime Olimpiadi a sottostare alla carta del Cio, risparmiose e sostenibili economicamente” (Attilio Fontana), si stanno rivelando un pozzo mangiasoldi. Del quale oltretutto non si riesce a intravedere il fondo. Un’operazione – quella olimpica, concepita, cresciuta e gestita tutta in casa Lega – nata male e che sta finendo peggio (ammesso che riesca ad arrivare a compimento).
Tra ritardi intoppi e rimpalli di responsabilità l’Italia rischia una figuraccia internazionale
Già oggi, tra impianti non pronti e opere accessorie ancora molte solo sulla carta, le Olimpiadi a “costo zero” pesano sulle casse dello Stato per 2,8 miliardi di euro, che salgono a 3,6 miliardi, calcolando i costi a carico delle Regioni, principalmente Lombardia e Veneto. E sì che a leggere il dossier di candidatura quella di Milano-Cortina sarebbe dovuta essere una cavalcata virtuosa verso un bilancio florido: a fronte di una spesa complessiva di 343 milioni di euro, il comitato organizzatore prevedeva di ricavare 1,3 miliardi di euro. In tutto erano 15 le sedi di competizione indicate e le spese erano riferite solo a queste. Ma poi, strada facendo, alle opere previste per le competizioni, si sono affiancate quelle collaterali: strade, ferrovie, ponti. Così, nel biennio 2019/20 il governo interviene più volte per definire quali sono le opere “essenziali” (per i giochi), quali quelle “connesse” e quali quelle di “contesto”.
Le ultime due categorie, secondo i piani originali, sarebbero state a carico degli enti locali, ma evidentemente i fondi non erano sufficienti. Così il governo inizia a finanziare tutto (siamo a circa due miliardi stanziati), dividendo (e moltiplicando) i rivoli di soldi pubblici. Altro passaggio chiave il 2022, quando Luigi Valerio Sant’Andrea, commissario della società Simico (la società di fatto commissariata a sua volta ieri), redige un elenco delle opere necessarie per fare le gare, definite “essenziali-indifferibili” (28 in totale, per una spesa stimata di 335 milioni) e quelle di contorno, denominate solamente “essenziali” (61, per totali 2,97 miliardi).
I costi arrivano a 3,6 miliardi e le opere “in catalogo” sono 110 in totale
L’ultimo “aggiornamento” di spesa arriva nel 2023, quando i costi arrivano a 3,6 miliardi e le opere “in catalogo” (sempre secondo l’inventario di Luigi Valerio Sant’Andrea) sono 110 in totale. E ognuna di queste, poi, ha una vita a sé, come testimonia la tragicomica vicenda della pista da bob che molto probabilmente si costruirà a Cortina.
Un’opera che costerà almeno 81 milioni (tanto ha accettato di guadagnare la Pizzarrotti, l’unica società che si è presentata alla seconda gara d’appalto, dopo che la prima era andata deserta), ma che rischia di non essere pronta nei tempi previsti dal Cio.
Tempi strettissimi per la pista da bob. L’impresa iniziata male può finire peggio
L’impianto (caro alla Lega e in particolare al governatore Zaia), infatti, dovrebbe essere tirato su in meno di un anno, per permettere di poter svolgere i collaudi previsti e le prove degli atleti. Un timing strettissimo, praticamente impossibile da rispettare. Lo sa benissimo il presidente del Coni, Giovanni Malagò, cui toccherà convincere il sempre più adirato Cio della reale possibilità di riuscita. E intanto, mentre noi piangiamo davanti a questo triste spettacolo, a Stoccolma ridono di gusto.