di Orsetta Bellani
“Sono nato a 200 metri dal pozzo petrolifero, cresciuto in mezzo a questo disastro che per me era la normalità. Solo quando mi sono trasferito altrove ho capito che la vita è differente”, racconta Donald Moncayo, abitante di Lago Agrio.
Lago Agrio si trova nel nord est dell’Ecuador, in piena foresta amazzonica, ed è stata teatro di uno dei più grandi disastri ambientali della storia: qui tra il 1964 e il 1990 la compagnia petrolifera statunitense Texaco (nel 2001 fusa con Chevron) avrebbe versato circa 68 miliardi di litri di acqua tossica e 680 mila barili di crudo. “Vicino ai suoi pozzi petroliferi Texaco ha aperto “piscine” dove venivano gettati i rifiuti tossici”, spiega Ermel Chávez, dirigente del Frente de Defensa de la Amazonía. “Nell’Amazzonia ecuadoriana la compagnia ha creato 880 piscine non rivestite e i liquidi sono filtrati fino ai fiumi e alle falde acquifere. Non si tratta di un incidente, il disastro è stato intenzionale”.
Alto tasso di tumori e aborti
Quelle che nella provincia del Socumbíos chiamano “piscine” non sono altro che immense pozzanghere di petrolio. Intorno ai pozzi abbandonati da Texaco vivono comunità in cui il tasso di cancro e di aborti spontanei è il più alto dell’Ecuador. “Nel 1996 Chevron iniziò la bonifica di circa 150 piscine, ma come ora le dimostrerò non fece altro che ricoprirle”, denuncia Donald Moncayo, abitante della zona, mentre estrae un campione di terra da una piscina bonificata. La immerge in un barattolo d’acqua che in pochi istanti diventa oleosa e nera come il petrolio.Nel 1993 un gruppo di cittadini – che con altre 30mila persone ha poi creato il Frente de Defensa de la Amazonía – portò l’allora Texaco sul banco degli imputati. Nel febbraio 2011 arrivò la sentenza storica: un tribunale della provincia del Socumbíos condannò Chevron a versare 9,5 milioni di dollari per riparare i danni causati, cifra poi salita a 19 milioni di dollari. È la multa più alta imposta a una trasnazionale per compensazione di danni ambientali.
Processo per danni ambientali
“Finora Chevron non ha pagato nulla”, spiega Pablo Fajardo, avvocato della parte civile. “Un giudice ha ordinato il congelamento degli assets della compagnia che però non è più presente in Ecuador. Siamo riusciti a far valere un accordo internazionale che rende il provvedimento efficace in altri paesi come Canada e Argentina”. Tuttavia, lo scorso 4 giugno la Corte Suprema argentina ha revocato il congelamento degli assets di Chevron Argentina, e il 15 ottobre a New York si aprirà un nuovo processo in cui l’impresa accusa la parte civile di avere corrotto i giudici ecuadoriani.
“Il danno ambientale è talmente evidente che non è necessario corrompere nessun giudice. Vedremo se Chevron dimostrerà di non aver inquinato”, ha dichiarato l’avvocato Pablo Fajardo.