Mi pare strana l’accusa a 12 operatori dell’Unrwa di essere stati complici dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Sa tanto di fake news.
Manlio Rapetti
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Gentile lettore, il suo sospetto è più che lecito, per vari motivi. Innanzitutto la tempistica. C’era appena stata la sentenza della Corte dell’Aja che ha dato il via a un processo per genocidio a carico di Israele, nel quale sarà basilare la testimonianza degli operatori dell’Unrwa. Quindi, che c’era di meglio che screditare quell’organismo dell’Onu? E non basta. Dopo la sentenza Israele non può più tagliare elettricità e acqua a Gaza né vietare l’ingresso degli aiuti umanitari: sarebbe una prova della volontà genocida. Però ora ottiene quasi lo stesso effetto depotenziando l’Unrwa. Il lavoro sporco è a carico degli amichetti di Israele, che hanno bloccato i fondi umanitari: Usa, Canada, Uk, Italia, Germania, Francia, Finlandia, Olanda, Svizzera e Giappone. Nell’occasione si è saputo che l’Italia si era portata avanti: zitta zitta aveva tolto i fondi all’Unrwa già il 7 ottobre, unico paese al mondo. La circostanza rivela tutto l’asservimento della Meloni ai poteri forti, ossia Usa e sionismo. Per ultimo si noti che l’accusa a 12 operatori dell’Unrwa (lo 0,0004% dei 30mila che lavorano in Gaza, Cisgiordania e Libano) non è stata mossa in via formale: ne ha solo accennato un collaboratore di Netanyahu in un’intervista alla Bbc. L’ufficio di Netanyahu è lo stesso che avallò la madornale fake news della decapitazione dei neonati israeliani il 7 ottobre, poi smentita da tutti. Netanyahu per altro è noto come un mentitore seriale. Se tanto mi dà tanto…
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