L’ultima stesa, con 80 colpi esplosi tra i passanti e il ferimento di una donna innocente. L’omicidio, per mano di un 16enne, del giovane musicista Giovanbattista Cutolo. Gli stupri del Parco Verde di Caivano, ad opera di un branco di giovanissimi, accanitisi per mesi su due bambine. Il delitto del 18enne Francesco Pio Maimone, finito nella traiettoria di un proiettile esploso durante una rissa tra coetanei agli chalet di Mergellina. Bande di minorenni armati di coltelli o pistole che imperversano per le strade, rapinando o cercando il pretesto per una lite. E che “sconfinano” da un quartiere all’altro, per sfidare i rivali. Un fenomeno in costante crescita – al centro della conferenza alla vigilia della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Castel Capuano – definito dal presidente facente funzioni della Corte di Appello di Napoli, Eugenio Forgillo (nella foto), come vero e proprio “gangsterismo urbano”. “Napoli è come il Sudamerica”, ha dichiarato Forgillo, nel descrivere una “violenza metropolitana che ha raggiunto i salotti buoni e che terrorizza le persone perbene, costringendole a rintanarsi in casa per evitare di incappare in episodi dalle conseguenze drammatiche”.
L’anno giudiziario a Napoli si apre in un contesto difficile. Forgillo: “Il calo delle denunce rivela la rassegnazione”
E se gli omicidi in città sono diminuiti del 22,22% nel periodo tra luglio 2022 e giugno 2023, “risulta ancora diffuso – ricorda il magistrato – l’inqualificabile fenomeno delle stese tra bande contrapposte”. Un fenomeno per nulla slegato dalla criminalità organizzata. “Le forze dell’ordine – ha evidenziato Forgillo – segnalano che la camorra è profondamente radicata nel tessuto sociale del territorio ed è caratterizzata dalla presenza, da un lato, dei clan dominanti, principalmente orientati al perseguimento di interessi illeciti ad elevata redditività economico-finanziaria, dall’altro di un numero elevato di gruppi minori che manifestano una elevata propensione al conflitto, rendendosi responsabili di quel noto gangsterismo urbano profondamente allarmante per la collettività, talvolta messa in pericolo da sparatorie in contesti altamente urbanizzati, con seri danni in danno degli incolpevoli passanti”.
Il riferimento è alla sparatoria andata in scena la sera del 19 gennaio scorso in corso Lucci, a pochi passi dalla stazione centrale, con 80 colpi esplosi, uno dei quali ha centrato una passante, che ha riportato conseguenze per fortuna lievi, mentre l’obiettivo del raid, ferito anche lui in maniera non grave, è stato arrestato due giorni più tardi per un tentato omicidio ai danni di un presunto rivale. Regolamenti di conti, storie di controllo del territorio, “sgarri” da vendicare, talvolta un banale sguardo di troppo. Tutto quanto accresce quel fenomeno di violenza e di bullismo sottolineato anche da Antonio Gialanella, procuratore generale facente funzione, che menziona proprio le violenze di Caivano e l’omicidio Cutolo “che rappresentano spie della criticità di questa situazione”.
Per il presidente della Camera penale Campora, non si è risolto nulla introducendo nuovi reati
Cresce l’allarme, sebbene nel distretto di Napoli le denunce siano calate complessivamente dell’1,43%, passando in un anno da 177mila a 175mila. Ma la ragione, per il presidente facente funzioni della Corte d’Appello, non risiederebbe affatto in una diminuzione della recrudescenza, quanto “in una sorta di rassegnazione a subire la prepotenza quotidiana. Una rassegnazione supina ai mali sociali”. Lo stesso dato è invece in controtendenza ad Avellino e Caserta, dove si registra un aumento, seppur lieve, di episodi oggetto di denuncia. Pur facendo rilevare un timido recupero, restano comunque da colmare i ritardi della macchina giudiziaria. Nel settore penale i giudizi pendenti sono ancora 130mila, mentre sono 190mila fascicoli processuali pendenti nel civile.
Secondo Gialanella, bisognerebbe aprire una riflessione sulla modifica permanente delle regole processuali: “I costanti interventi non velocizzano i processi, ma li rallentano, incidendo finanche sul principio del garantismo”. Punta il dito su “una politica che sta utilizzando il diritto penale come strumento di consenso”, il presidente della Camera Penale di Napoli Marco Campora. “In poco più di un anno di legislatura – ha sottolineato Campora – sono state introdotte più di dieci nuove fattispecie di reato sull’onda di presunte emergenze che, nella stragrande maggioranza dei casi, semplicemente non esistono. Se abbiamo istituti penitenziari che stanno letteralmente scoppiando, se negli ultimi due anni vi sono stati 152 suicidi di detenuti e, per stare al nostro territorio, nei primi 20 giorni del 2024 vi sono stati ben 3 suicidi nel solo carcere di Poggioreale, ciò è principalmente l’effetto del numero spropositato di reati e di pene previsti dal nostro codice”.