Mosca si sentiva minacciata dalla Nato che mirava ad entrare in Ucraina, e lo capisco. Però la Russia è un’autocrazia, non una democrazia, e ha un Pil inferiore a quello dell’Italia. Insomma, preferisco le nostre democrazie imperfette.
Vasco Ronchi
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Gentile lettore, comincio dal Pil. Facendo questo mestiere ho dovuto apprendere i rudimenti dell’economia e le posso garantire che il Pil da solo non significa quasi niente. Per due ordini di motivi. Uno è detto nel celebre discorso di Bob Kennedy del 18 marzo 1968: “Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria e le stragi del sabato sera… Cresce con la produzione di missili e atomiche… Ma non considera la salute delle famiglie e l’educazione dei ragazzi. Non capisce la bellezza della poesia, non misura l’arguzia o il coraggio, la saggezza o la compassione…”. Il secondo motivo è più prosaico: Pil e reddito pro capite non raccontano la ricchezza di un popolo, sono solo la somma di ricchi e poveri senza distinzione. Più significante è il Pil/PPP, cioè pesato per capacità di spesa e quindi indicativo del tenore di vita medio. Il motivo è ovvio: con 2.000 euro al mese si è quasi ricchi a Kinshasa, ma si muore di fame a Londra. Ebbene, l’anno scorso la World Bank ha collocato la Russia al 4° posto nella classifica mondiale del Pil/PPP; la Germania è 5° e l’Italia 12°. Significa che il russo medio vive meglio dell’italiano medio. Più complesso è il discorso su democrazia e autocrazia, ma qui, per motivi di spazio, sono costretto a rimandare, lasciandola per ora alle delizie della nostra democrazia imperfetta, che è molto imperfetta e poco democrazia.
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