Gli agricoltori tedeschi e francesi paralizzano le città, ribellandosi ai governi che impongono sempre nuovi sacrifici. In Italia siamo ancora più vessati, ma non succede niente. Quando faremo la rivoluzione?
Mino Forresi
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Gentile lettore, gli italiani in quanto popolo unitario non hanno mai fatto una rivoluzione, come saprà. In un rapido excursus storico direi che le uniche rivolte nello Stivale sono quella dei romani per cacciare il settimo Re di Roma nel 509 a.C., poi i Vespri siciliani nel 1292 contro i francesi, a Napoli nel 1647 con Masaniello, ancora a Napoli nel 1799, e infine le effimere Repubbliche di Roma e di Venezia nel 1848 ispirate dal Risorgimento. Un po’ poco per 2500 anni di Storia. Però possiamo vantare un’ottima vena satirica che ha bersagliato il potere in varie epoche. Durante il fascismo fioccavano le barzellette sul Duce e sugli ottusi gerarchi. Ma il filone più noto è quello delle pasquinate, tra XVI e XIX secolo, ovvero i versi irridenti di anonimi romani contro i Papi e il clero. Tali scritti venivano appesi nottetempo alla statua di Pasquino. Oggi l’equivalente delle pasquinate mi pare che sia l’impagabile Fleximan, il misterioso personaggio (ma sicuramente si tratta di più persone) che nel giro di poche settimane, tra Veneto e Lombardia, ha abbattuto con una sega circolare 15 autovelox, simbolo delle vessazioni del potere che fa cassa spremendo il cittadino. La fantasia popolare ne ha fatto un eroe e lo ha battezzato Fleximan. Il suo lavorare di sega mi sembra un rinfrancante gesto simbolico nonché satirico. È l’unico segno di vita in un’Italia in catalessi narcotica.
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