“Sull’ordine del giorno della Lega abbiamo assistito a una giravolta vergognosa”. È netto il giudizio di Bruno Marton, senatore M5S e membro della terza Commissione permanente Affari esteri e difesa, dopo la figuraccia consumata dalla Lega in Senato con l’ordine del giorno di Romeo per fermare gli aiuti militari all’Ucraina, poi ritirato.
La Lega prima presenta un battagliero ordine del giorno per chiedere lo stop all’invio di armi all’Ucraina, poi però accetta che il testo venga riformulato dal governo e annuncia che sosterrà la linea di Crosetto. Come si spiega questa giravolta?
“Guardi la Lega è semplicemente rientrata nei ranghi. Questo perché o ha ottenuto qualcosa, anche solo mandando un messaggio politico, oppure banalmente ha fatto i conti e ha capito che non poteva mantenere il punto senza schiantarsi contro un muro. Tra l’altro la posizione tenuta nel primo ordine del giorno era davvero molto simile a quella che abbiamo portato noi del Movimento 5 Stelle in Aula, mancava solo lo stop alle armi. Quello che è certo è che quanto abbiamo visto è grottesco con una giravolta della Lega che è a dir poco vergognosa”.
Dopo il passo indietro della Lega, resta il fatto che l’Italia continuerà a supportare a oltranza l’Ucraina per tutto il 2024. Come fanno a stare insieme forze che su questioni tanto importanti la pensano in modo così diverso?
“L’unica cosa che li tiene insieme è la gestione del potere. E mi lasci dire che sono davvero bravissimi a gestirlo e nel momento in cui si rendono conto che c’è qualcosa che mina la possibilità di tenere il potere che hanno, rientrano subito tutti all’ovile. In questo momento la Lega sa benissimo che Giorgia Meloni è più forte di loro quindi si limitano a fare qualche boutade, a marcare il territorio dimostrando di essere diversi da Fratelli d’Italia in vista delle europee, ma senza mai affondare il colpo”.
Alla luce di questi due anni di guerra, la strategia occidentale di fornire armi a profusione all’Ucraina sta funzionando?
“Come ho detto anche in Aula, a me sembra proprio di no. Sicuramente l’invio di armi è servito all’inizio perché ha impedito a Vladimir Putin di conquistare l’Ucraina in poco tempo, ma nelle fasi successive del conflitto non ha portato i risultati sperati e anzi non credo sia servito a nulla visto il perdurante stallo. Vogliamo continuare ad andare avanti così per i prossimi vent’anni oppure possiamo iniziare a provare qualcosa di diverso? Possiamo provare a mandare un segnale politico fermando l’invio di armi e vediamo di far sedere al tavolo delle trattative Putin?”
Come ha ricordato in Aula, numerosi esperti hanno dichiarato che questa guerra non può essere vinta da nessuno dei contendenti. Di cosa ha paura?
“Credo che sia vero che questa guerra non può essere vinta da nessuno e che la Russia, in qualità di superpotenza nucleare, non può perderla. Proprio per questo già un anno e mezzo fa chiesi al ministro Guido Crosetto se si potesse pensare di vincere il conflitto, anche grazie a una risposta di tutta l’Europa unita e degli Stati Uniti, mettendo all’angolo Putin e senza che lui facesse nulla. Non ho avuto grandi risposte. Ma le faccio notare che nella dottrina russa è previsto l’uso del nucleare perché è di questo che stiamo parlando”.
Tanto la premier Meloni quanto altri leader occidentali continuano ad affermare che bisogna puntare alla “vittoria dell’Ucraina”. Come si spiega simili affermazioni?
“Guardi non so dirglielo. Forse l’unico modo in cui posso provare a spiegarmi simili affermazioni è con l’intento di continuare a vendere armi il più a lungo possibile e di puntare sulla ricostruzione dell’Ucraina post conflitto dove, inutile girarci intorno, ci saranno sul tavolo moltissimi miliardi di euro”.
Secondo gli ultimi sondaggi, soltanto il 42 per cento degli italiani apprezza la linea bellicista del governo. Per quanto Meloni & Co potranno ignorare la volontà popolare?
“Finché controlleranno buona parte dei media e riusciranno a far passare messaggi secondo cui tutto ciò che fanno è buono e faranno apparire le loro decisioni come inevitabili, allora potranno andare avanti ancora per parecchio tempo. Ma sono convinto che presto tutti i giornalisti, non soltanto voi dotati di buon senso, si renderanno conto dei disastri che questo governo sta combinando e a quel punto le cose cambieranno”.
Dopo quasi due anni di conflitto e davanti alle difficoltà degli ucraini sul campo, la parola ‘pace’ resta un tabù. A chi giova continuare a combattere?
“Giova sicuramente a chi produce armi, su questo non ho grandi dubbi. Conviene anche a Putin perché tiene sotto pressione tutti quanti e sta stringendo amicizie o comunque alleanze con Paesi fin qui isolati, a partire dalla Corea del Nord e per finire con la Cina, e giova anche a quest’ultimi che stanno salendo alla ribalta della geopolitica internazionale e tengono lontana la Nato che reputano una minaccia. Credo non dispiaccia neanche agli Stati Uniti che stanno tenendo a bada il loro grande rivale e hanno aumentato il loro export di gas verso l’Europa. Di sicuro non conviene all’Unione europea che si trova una guerra nel cortile di casa e anche guardando all’economia sta pagando un prezzo altissimo”.
Intanto circolano voci secondo cui Putin vorrebbe estendere il conflitto ai Paesi baltici. Secondo lei siamo più vicini ad un’escalation incontrollata oppure alla fine del conflitto?
“Questa è una bella domanda. Putin più fronti apre, anche solo a parole, più divide Europa, Nato e Stati Uniti. In questo modo ha campo aperto in Ucraina, sua prima preoccupazione per il timore di un’espansione a est del Patto Atlantico. Personalmente sono abbastanza preoccupato perché non vedo nessun segnale, né da Putin né dall’occidente, di voler puntare alla pace. In compenso mi sembrano aumentare i rischi di un’escalation che dobbiamo assolutamente evitare”.