Il Parlamento europeo rischia di andare incontro, con le elezioni primaverili, a una svolta a destra. A dirlo è uno studio commissionato dall’European Council on Foreign Relations, realizzato da Simon Hix e Kevin Cunningham e riportato dal Sole 24 Ore. Un’elaborazione sui sondaggi redatta attraverso un modello statistico che considera anche l’andamento dei singoli partiti alle precedenti tornate elettorali europee.
Come spiegano gli analisti, questi dati potrebbero rappresentare una “sveglia” per i partiti tradizionali europei. La maggioranza attuale (Popolari, Socialisti e Liberali) potrebbe reggere, ma con un margine minimo ed equilibri diversi.
Sondaggi, alle europee si va verso una virata a destra
Le forze populiste e anti-sistema, soprattutto di destra, sono prime secondo i sondaggi in ben nove Paesi Ue. E tra questi ci sono anche quattro dei fondatori. Sono: Francia, Italia, Olanda, Belgio, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria. Poi sono seconde o terze in altri nove Stati membri, tra cui Germania e Spagna.
Parliamo di partiti che fanno parte dei gruppi europei di Identità e Democrazia (Id di Le Pen e Lega), Conservatori e Riformisti (Ecr della Meloni) o di nessun gruppo.
Come sarà il nuovo Parlamento europeo
Nel nuovo Parlamento europeo, quindi, perderanno seggi Popolari, Socialisti e Liberali. A guadagnare, invece, saranno proprio Ecr e Id. Per esempio salirà da 18 a 30 seggi il Rassemblement National di Le Pen. In Germania l’Afd passerà da 9 a 20 seggi, mentre dall’Italia ci si attende un balzo di Fratelli d’Italia da 10 a 27 seggi.
I primi gruppi resteranno comunque quelli di Popolari e Socialisti, con 173 e 131 eurodeputati (entrambi in calo). Terzo sarà il gruppo Id (98 seggi) e quarti i Liberali (a quota 86). Subito dietro Ecr con 85 seggi. La maggioranza Ursula, quella attuale, quindi potrebbe reggere, ma scendendo dal 60% al 54% dei seggi.
Inoltre diventerebbe possibile anche l’ipotesi di una maggioranza alternativa formata da Ppe, Id ed Ecr con l’aggiunta di qualche deputato non iscritto ad alcun gruppo. L’altro rischio, inoltre, è che il 54% dei seggi non sia una garanzia su tutti i provvedimenti, soprattutto per quelli più divisivi per i quali i deputati non seguono le istruzioni di partito. E con un Parlamento più a destra, secondo gli analisti, uno dei temi più a rischio è quello dell’ambiente, con il timore che la svolta green rallenti.