Linea dura del governo: nessuna proroga e nessuna ipotesi di altro tipo per il Superbonus. Contrariamente anche agli auspici del Parlamento, il cui parere di fatto non viene tenuto in considerazione. E a piegarsi è anche Fratelli d’Italia, che aveva proposto un emendamento per prorogare i termini che è stato poi – su sollecitazione del governo – ritirato.
Non ci sarà neanche la revisione del Sal straordinario. Il vertice che si è tenuto ieri alla Camera tra governo e maggioranza non lascia spazio a modifiche del decreto Salva-spese. Il ministero dell’Economia continua a chiedere massimo rigore e quindi non c’è margine per interventi onerosi.
Superbonus, linea dura del governo: Parlamento ignorato
Il Mef e il governo, quindi, non lasciano spazio di modifica ai parlamentari. La linea che prevale è quella di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, contrari per principio a ogni proroga del Superbonus al 110%, anche se a rimetterci saranno le imprese e le famiglie, oltre ad andare incontro al rischio di un boom di contenziosi. Alla fine della scorsa settimana erano stati presentati 130 emendamenti, tra cui alcuni che prevedevano proroghe per il bonus edilizio.
Una delle ipotesi era quella di confermare il 110% per chi ha completato almeno il 70% dei lavori entro il 31 dicembre 2023: proposta avanzata anche da Fratelli d’Italia. Inoltre si pensava a un Sal straordinario. Ipotesi poi accantonate dopo il pressing del Mef.
La retromarcia è arrivata nella giornata di sabato, con Fratelli d’Italia che ha ritirato i suoi emendamenti. Prevale il rigore: nessuna spesa per il Superbonus, come deciso da Giorgetti e Meloni. E la conferma è arrivata durante il vertice di martedì. Il Mef, poi, si è espresso in commissione Finanze alla Camera dei deputati su tutti gli emendamenti segnalati: è arrivato un parere negativo su tutte le proposte, di maggioranza e di opposizione. Così come preannunciato nel vertice di ieri.