La base di partenza è solida ed è costituita da un accordo tra tutte le forze politiche, dalla maggioranza all’opposizione. La riforma di Roma Capitale, ora ferma in Parlamento, deve ripartire: a chiederlo è l’Assemblea capitolina, che ha chiesto, con l’approvazione di un ordine del giorno, che l’iter parlamentare della modifica costituzionale che allargherebbe i poteri di Roma Capitale possa riprendere. La Capitale punta ad avere poteri speciali e più risorse. E proprio quello delle risorse è uno dei nodi centrali, soprattutto quando si confrontano i fondi per Roma e quelli che arrivano, per esempio, a Milano.
La Capitale a corto di soldi: meno risorse che a Milano
Il primo nodo essenziale riguarda dunque le risorse. Soprattutto in alcuni settori, per esempio dal personale ai trasporti, il finanziamento previsto per la Capitale è del tutto inadeguato rispetto alla sua popolazione e nettamente inferiore a quello di altre città. A fare qualche esempio è il presidente della commissione Statuto e Roma Capitale, Riccardo Corbucci: lo Stato versa 393 euro ad abitante per finanziare le risorse umane nella Capitale, contro i 724 euro a Milano.
“Roma, in ogni ripartizione finanziaria, riceve meno risorse per abitante rispetto agli altri comuni italiani”, sottolinea Corbucci parlando di sottofinanziamento anche per i trasporti e persino per la ripartizione degli investimenti del Pnrr, che spesso non considera la popolazione. Tanto che secondo il consigliere del Pd per Roma Capitale l’ammanco di risorse è tra i 500 milioni e 1 miliardo di euro. La riforma di Roma Capitale era stata avviata in Parlamento durante la scorsa legislatura, ma ora è bloccata da due anni. Proprio per questo motivo l’Assemblea capitolina, riunita per un Consiglio straordinario alla presenza anche di parlamentari di diverse forze politiche, ha approvato un ordine del giorno all’unanimità per chiedere che l’iter parlamentare riprenda subito e che preveda anche maggiori poteri per i municipi.
Come ha sottolineato il sindaco capitolino, Roberto Gualtieri, è arrivato il momento di riprendere in mano la riforma partendo proprio dal testo che era già stato approvato in commissione (con voto favorevole di tutte le parti politiche) durante il governo Draghi. Questa riforma, spiega il primo cittadino, rafforzerebbe Roma sotto il punto di vista dei mezzi e delle risorse, assegnando poteri legislativi sulle materie non esclusive. Le buone intenzioni ci sono tutte e l’ha dimostrato anche l’unanimità raggiunta in Campidoglio. Ora tocca al Parlamento riesumare il testo e arrivare all’approvazione della riforma, un punto su cui la maggioranza di governo si dice intenzionata a prendere un impegno concreto.