Tra i Comuni del Sud che per primi hanno issato la propria bandiera contro l’autonomia differenziata, ce n’è paradossalmente uno che ha un sindaco eletto tra le fila del centrodestra e un vicesindaco griffato Lega e che milita tra le fila del governo di Giorgia Meloni nel ruolo di sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. È il Comune di Afragola, non certo un ente di poco conto, tenuto conto che amministra una comunità di quasi 62mila abitanti. Eletto alle amministrative del 2021, sostenuto da liste civiche e da Fratelli d’Italia, il primo cittadino afragolese Antonio Pannone ha scelto che sedesse alla sua destra (è il caso di dirlo) Pina Castiello (nella foto), “quota rosa” al Sud del partito di Salvini e Calderoli.
Ancora proteste dei sindaci contro l’autonomia differenziata. “La riforma che serve è il riequilibrio tra Nord e Sud”
Ma è proprio ad Afragola che, qui sta il paradosso, il 16 maggio di un anno fa il Consiglio comunale approvava una mozione che impegnava la giunta a promuovere ogni iniziativa tesa a contrastare i possibili effetti sul territorio dell’autonomia differenziata. Una mozione ratificata con tanto di delibera di giunta. “Quella mozione – ricorda proprio la Castiello – era intesa a richiedere un parere all’Anci su alcuni aspetti riguardanti il disegno di legge sull’autonomia. La maggioranza consiliare ne ha consentito l’approvazione in ossequio ad una logica collaborativa su un tema di pregnante importanza.
Quanto al merito della cosiddetta “proposta Calderoli” – precisa il sottosegretario leghista – il mio personale parere è che si tratti di una opportunità per il Mezzogiorno e dunque per la mia terra, la Campania”. Strategie di assise, si dirà, ma va precisato che all’atto della votazione della mozione la maggioranza si limitò ad astenersi, facendo così prevalere il voto dell’opposizione. Anche se, a tutt’oggi, al “tradimento” non è stato dato corso. “Abbiamo impegnato la giunta a fare tutti i passi necessari per evitare l’approvazione di una riforma che crea danni a città come Afragola – ha sottolineato Antonio Iazzetta, consigliere di opposizione – ma il primo cittadino, nei fatti, non ha ancora dato seguito alla volontà Consiglio. Evidentemente ha preferito non mettersi contro il suo Governo, sacrificando la città che amministra”.
Si alzano, insomma, i toni del dibattito sull’autonomia, nella settimana in cui movimenti civici e forze politiche sono scesi in piazza in concomitanza con l’avvio della discussione in Senato. E comincia a farsi strada una spaccatura tra gli altri sindaci eletti col sostegno dei partiti di maggioranza. C’è chi pone gli stessi paletti contenuti negli emendamenti alla riforma Calderoli presentati da parlamentati meloniani. Come il sindaco di Ottaviano Biagio Simonetti, nella cui coalizione figurano FI e Fratelli d’Italia, per il quale “se proprio deve esserci un’autonomia, deve essere una riforma che miri però a riequilibrare le distanze esistenti tra Nord e Sud del Paese. Quando parliamo di livelli essenziali da garantire, non dobbiamo farne soltanto una questione di risorse da assegnare, ma anche di come si intende investire quelle risorse. Resta comunque il tema della garanzia dei livelli minimi, senza la quale l’autonomia non è attuabile”.
Dai Comuni vesuviani a quelli più lontani gli amministratori di Centrodestra hanno dubbi sui Lep
Più radicale la posizione del primo cittadino di Poggiomarino, Maurizio Falanga, sostenuto da meloniani, ex berlusconiani e liste civiche. “L’autonomia è un’opportunità, perché ci permette finalmente di premiare la meritocrazia. Non ci saranno più fondi a pioggia, ma chi amministra meglio avrà diritto ad avere le risorse che gli spettano. Dobbiamo invertite la tendenza in base alla quale i fondi vengono elargiti a chi sa bene amministrarli”. Di parere opposto, ma della medesima estrazione politica, è il sindaco di Casalnuovo Massimo Pelliccia: “Parlare di autonomia differenziata diventa utopistico quando ancora non si riescono a garantire i Lep. Parliamo di servizi essenziali che, essendo connessi a diritti civili e sociali, devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Solo quando questi livelli saranno realmente garantiti potremo affrontare con serietà e maturità il tema dell’autonomia”.
Del partito della premier è anche il sindaco di Vico Equense, Giuseppe Aiello, per il quale “la richiesta di maggiore autonomia può essere vista come un tentativo di adattare le politiche regionali alle specificità locali e di rispondere più efficacemente alle esigenze della comunità. L’unico ostacolo potrebbero essere le disuguaglianze tra regioni. Sarà fondamentale valutare attentamente tutte le variabili del caso, cercando soluzioni che permettano una maggiore autonomia regionale senza compromettere l’unità e l’equità che caratterizzano lo Stato italiano”.