Dal palcoscenico, al grande e piccolo schermo. Fino all’amore per il microfono. Lucilla Agosti, una delle voci più amate nel mondo della radio, si racconta nella sua poliedricità tra teatro, cinema, televisione e, sicuramente non per ultima, la radio.
I tuoi inizi?
“Ho iniziato da ragazzina con il teatro, poi sono incappata in All Music e da lì in poi televisione e radio che si sono sempre accavallate. Quando ero al liceo facevo un gruppo di teatro, ho capito che mi piaceva e volevo quello, nonostante in precedenza avessi pensato di fare tutt’altro. Dopo il diploma ho frequentato l’Accademia di Teatro; la mia famiglia, per fortuna, è sempre stata molto aperta nel lasciarmi libera nelle scelte. Ai miei genitori interessava solo che mi impegnassi in quello che facevo. E che questo mi piacesse veramente. Certo, visto il percorso artistico in qualche occasione si sono preoccupati che non facessi qualcosa di solido e di stabile, però la mia vita dal punto di vista lavorativo e artistico dai 20 anni poi si è stabilizzata. Quindi hanno potuto vedere concretamente i frutti del mio impegno e piano piano si sono rasserenati anche da quel punto di vista. Almeno credo”.
Hai guardato in diverse direzioni. Hai fatto anche del cinema…
“Sì, e adesso, più che in altri periodi della mia vita, mi piacerebbe tornarci, magari per interpretare un bel ruolo, e mettermi in gioco ancora da quel punto di vista. È un periodo in cui sento che sarebbe la strada espressiva più forte, quella che mi manca molto, tanto più che adesso il cinema italiano è di nuovo in un momento di grande fioritura”.
Com’è stata l’esperienza delle serie televisive?
“Molto bella, collegata a un periodo della mia vita di grande cambiamento. Ricordo che si punto in bianco ho lasciato Milano e sono andata a Roma. Avevo ormai da due anni e mezzo la storia con quello che poi è diventato il padre dei miei figli. Sono rimasta incinta di Cleo, la mia prima figlia, mentre giravo il primo anno di Distretto di Polizia, quindi è stato proprio un incastro di cose. Sicuramente è stata la prima volta in cui ho recitato con stabilità, che ho fatto per un periodo lungo il lavoro che amavo e per cui avevo studiato. È stato molto bello, e lo ricordo come un periodo di grande unione con tutto il set. Quei due anni e mezzo di riprese per Distretto di Polizia sono stati come una bolla”.
Un momento di grande visibilità, visto il successo notevole della serie…
“Sì, però questa faccenda dell’esposizione del mio lavoro che, ovviamente, in certi periodi è stata più alta, in altri minore, non mi ha cambiato nulla né come persona né verso l’esterno. Forse perché accade da 20 anni, è stata una cosa che ho normalizzato da cui non mi sono mai fatta fagocitare, un po’ perché è stata sempre più che gestibile e un po’ credo dipenda anche dal carattere”.
Nel frattempo è arrivata la radio…
“La radio è arrivata a cavallo, prima di Distretto di Polizia, perchè ero già a RMC. Poi è arrivata in modo più stabile. Da dieci anni nel mio quotidiano c’è la radio con il mio ingresso a R101. Sono stata una dei pochi ad andare in onda anche durante il Covid dalla sede, tutti i giorni. Anche fare quel tipo di radio di informazione, un supporto radiofonico di compagnia, di contatto, di condivisione in un momento in cui per tutti era fondamentale”.
Nella tua carriera hai realizzato tante interviste. Quali sono quelle che non avresti rinunciato a fare?
“Sì, le interviste sono state tantissime sin dai tempi della tv musicale. Poi sono seguite quelle nei vari programmi in radio, ed è stato molto bello poter intervistare più volte gli stessi artisti nel corso della loro carriera e della mia vita, in momenti completamente diversi per loro e per me. Ad esempio, da poco ho intervistato Ligabue, dopo un po’ di anni che non lo incontravo. Lui si era fermato qualche tempo per il Covid, e l’ho reincontrato con una carica vitale fortissima, col desiderio di ritornare a fare musica dal vivo dopo lo stop forzato. Mi ha restituito un artista molto più sereno ed empatico rispetto a quello che avevo incontrato in precedenza. Tant’è che ho avuto voglia di andare a vederlo dal vivo ad Assago recentemente ed è stato molto bello. Pochi giorni dopo ho intervistato Laura Pausini, anche lei un’artista che ho incontrato diverse volte, con la quale ho sempre avuto feeling, ci siamo trovate a livello umano, nei racconti, uno scambio profondo. Queste sono state due interviste che mi hanno mi hanno trasmesso moltissimo.
Come vedi la radio rispetto alle altre forme d’arte?
“La bellezza della radio, se scegli di farla in maniera vera, spontanea e immediata, è che ti restituisce te stesso, nella tua capacità di comunicare, di esprimerti. Io, per esempio, non preparo le cose da dire ma seguo molto l’onda della giornata, delle notizie, è il flusso dello scambio con gli ascoltatori che mi trascina. Il mio modo di comunicare in radio oggi è diverso da quello che avevo 10 anni fa. Penso che la radio ti dia la possibilità di avvicinarti per quello che sei alle persone per quello che sono e questo non lo restituisce nessun’altra forma di comunicazione”.