La trasparenza nella spesa pubblica sta per subire un colpo durissimo con la soppressione della cosiddetta pubblicità legale sulla carta stampata, come disposto dal nuovo codice degli appalti. L’obbligo di rendere noto sui giornali cosa e come spendono le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato è sostituito dalla semplice pubblicazione dei bandi sulla piattaforma dell’Anac, l’Autorità anticorruzione.
Un passaggio che accontenta la direttiva europea, ma che comporta una rilevante riduzione del controllo da parte dei cittadini, peraltro a costo zero per l’erario, in quanto l’adempimento, dal costo modesto rispetto alla generalità delle assegnazioni, è a carico delle imprese che si aggiudicano le gare.
Stop alla pubblicità legale: ci perdono la trasparenza, i quotidiani e i lavoratori
In un Paese dove il controllo è quanto mai necessario, pertanto, uno strumento di comunicazione più ampio non si capisce che male faccia. Quello che si capisce benissimo è invece il danno per i quotidiani, che in questo periodo di vacche magre vedranno asciugarsi un’altra fonte di ricavi. Mentre si perderanno subito diverse centinaia di posti di lavoro nelle decine di società specializzate nella raccolta degli annunci.
Il governo, di fronte a questo problema, non è intervenuto nell’ultima manovra e nel milleproroghe. Resta pertanto l’ultima possibilità di una modifica al decreto attuativo del milleproroghe, estendendo l’obbligo delle pubblicazioni sulla carta stampata o sulle edizioni online dei maggiori quotidiani nazionali e locali. In questo modo si permetterebbe ai cittadini di continuare a conoscere le modalità con cui sono utilizzati i soldi della collettività, e agli editori di non perdere un’ulteriore fonte di ricavi. Mentre per le società di raccolta dei bandi la differenza è tra vivere e sparire.