Usa e Regno Unito hanno lanciato un pesante attaccato contro gli Houti in Yemen. Laura Ferrara, europarlamentare e coordinatrice del Comitato per i rapporti europei e internazionali di M5S, siamo arrivati al temuto allargamento del conflitto mediorientale?
“Io spero proprio di no, anche se i presupposti ci sono tutti. Dopo gli attentati del 7 ottobre e il successivo assedio a Gaza, il Medio Oriente è oggi una polveriera. Il conflitto rischia di allargarsi a Nord, con il Libano, mentre l’Iran sostiene apertamente Hezbollah e i ribelli Houti che, lo ricordiamo, sono responsabili di una sanguinosa guerra civile nello Yemen che ha provocato ben 377 mila morti e 4 milioni di rifugiati. Gli attacchi alle navi commerciali che passano dal Mar Rosso sono inaccettabile e rappresentano un tentativo non solo di punire Israele, ma soprattutto di far male all’Occidente intero. Noi tuttavia nutriamo dubbi sulla risposta che è stata decisa unilateralmente da Usa e Gran Bretagna: l’uso di armi in larga scala rischia di estendere il conflitto anche in altre aree storicamente turbolenti. Inoltre, lanciamo un messaggio ambiguo all’opinione pubblica e cioè quello di un Occidente neutrale quando bisogna intervenire per difendere i civili a Gaza, ma interventista quando bisogna difendere il business e gli scambi commerciali. Ci vuole moderazione ed equilibrio”.
Il blitz in Yemen è stato deciso da Biden e Sunak, ottenendo supporto logistico ma nessun contributo diretto da parte degli alleati. Come mai i Paesi Ue sono rimasti in seconda fila?
L’Italia è vincolata dalla sua Costituzione e dal ripudio di ogni guerra e il Ministro Tajani ha giustamente ricordato che per sostenere l’operazione ci sarebbe dovuto essere un voto del Parlamento. Per quanto riguarda l’Ue, ricordo che il Servizio europeo per l’azione esterna sta lavorando a una missione di almeno 3 cacciatorpediniere con capacità multi-missione per almeno 1 anno da dispiegare nel Mar Rosso a difesa degli interessi europei. Credo che questa sia la risposta giusta e cioè la deterrenza. Nutriamo invece molti dubbi sulla commessa di Eurofighter che la Germania sta preparando per l’Arabia Saudita. L’idea di armare fino al collo dei cobelligeranti, anche se per il momento sono dalla nostra parte, non è nuova e non si è mai rivelata un successo, vedi il caso dell’Afghanistan dove negli anni ’80, in funzione anti-sovietica, l’Occidente finanziò i talebani. E sappiamo bene come poi è andata a finire. Con le armi non stabilizziamo un’area, il contrario.
All’Aia è in corso il processo contro Israele sul presunto genocidio a Gaza. È stato superato il diritto alla difesa da parte dello Stato ebraico?
“Israele ha il diritto a difendersi ma ha anche il dovere di rispettare i civili, così come recitano le risoluzioni Onu che hanno chiesto anche l’abbandono di territori palestinesi occupati dai coloni. Indubbiamente questo non è stato fatto a Gaza perché il premier Netanyahu ha scelto una grandiosa operazione militare solo per far dimenticare l’impreparazione mostrata in occasione degli attacchi di Hamas. La Corte di Giustizia dell’Onu valuterà in modo indipendente la legittimità della reazione di Israele e se meritano l’accusa di genocidio e noi rispetteremo l’esito. Temiamo però che questa disputa distragga l’attenzione da quello che oggi la comunità internazionale dovrebbe fare e cioè riportare la legalità a Gaza dove si sta consumando una vera e propria strage dei bambini visto che hanno perso la vita più di 8 mila minori negli ultimi tre mesi.
Dopo due anni di guerra in Ucraina, gli Usa hanno fermato gli invii di armi a Kiev. Il governo Meloni, invece, si appresta a fornirne altri. Cosa ne pensa?
“L’invio delle armi in Ucraina non ha determinato l’esito della guerra e non ha portato la pace così come in tanti erroneamente hanno sostenuto in passato. È arrivato dunque il momento di cambiare strategia e di sostenere il popolo ucraino con un progetto di pace che metta fine una volta per tutte al conflitto bellico. La risoluzione del Movimento 5 Stelle presentata alla Camera andava in questa direzione e tutte le forze politiche avrebbero dovuto sostenerla. Il governo italiano, anziché scodinzolare davanti alle lobby delle armi, si faccia promotore di questa posizione di buon senso in seno alle Istituzioni europee e alla Nato. Sosteniamo l’Ucraina con i negoziati di pace e non con le armi”.
Senza l’aiuto americano sembra compromessa la guerra in Ucraina. È tempo di sedersi al tavolo delle trattative?
“Lo ripetiamo da tempo. Portare la pace in Ucraina non è un regalo a Putin, ma agli ucraini stessi che vogliono semplicemente ritornare alla normalità. Un accordo fra i contendenti è l’unico modo per risolvere questa guerra. Lo stallo della controffensiva ucraina dimostra che non ci sono altre vie, prima quindi iniziamo la trattativa di pace meglio è”.