“In altre regioni stanno messi peggio”. Si è rifugiato nella retorica del mal comune il governatore Vincenzo De Luca, quando gli è toccato difendersi dagli attacchi su un sistema sanitario regionale che il 27 dicembre scorso ha chiuso le porte in faccia a una neonata in crisi respiratoria acuta, morta pochi minuti più tardi tra le braccia del papà durante una disperata corsa contro il tempo. Tutto questo perché nell’ospedale di Boscotrecase, dove la piccola era stata immediatamente accompagnata, il pronto soccorso chiuso in tempi di Covid non è stato mai più riaperto. Ma per il presidente della Regione Campania, il caso della bimba, trasportata successivamente all’ospedale di Castellammare quanto era oramai troppo tardi, è “un episodio pompato dai soliti sciacalli”.
Negli ospedali della Campania non si ricovera più neppure chi è grave. E il governatore De Luca scarica la responsabilità sui “baroni”
L’episodio della neonata rifiutata, letteralmente, dall’ospedale più vicino a casa sua perché lì, da tre anni, non si accettano urgenze ha riacceso i riflettori su un’emergenza acuitasi in piena pandemia e mai più risolta, riesplosa in questi giorni di picco influenzale e del Covid. La chiusura di non pochi pronto soccorso nel 2020 ha lasciato scoperto il nervo peggiore nel diritto a un’assistenza che in Campania conta già troppe falle. Quello dell’ospedale Sant’Anna e Maria Santissima della Neve di Boscotrecase è solo uno dei tanti presidi lasciati sprovvisti di unità di emergenza-urgenza.
Solo a Napoli sono stati chiusi i pronto soccorso del Loreto Mare e del San Giovanni Bosco
Nel solo capoluogo, sono stati chiusi nello stesso periodo presidi emergenziali di ospedali strategici, per posizione e utenza potenziale, come il Loreto Mare e il San Giovanni Bosco, col secondo che è anche un Dea di I livello. E quelli rimasti aperti in città devono far fronte a un’emergenza che registra picchi quasi ogni mese. Senza contare le carenze di personale medico e infermieristico. Sono almeno 10mila le unità in meno in ogni settore, il che comporta la quasi impossibilità di far fronte adeguatamente agli accessi record nei pronto soccorso attivi oggi a Napoli. Basti pensare che il Cardarelli nel 2023 è arrivato a toccare quota 271 accessi in 24 ore, con almeno il 30-40% di codici rossi. In pratica, un paziente ogni sei minuti ha fatto ricorso alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’azienda ospedaliera. Oltre 110 gli accessi medi registrati all’ospedale San Paolo, mentre superano quota 200 quelli che ogni giorno giungono all’Ospedale del Mare.
Reparti perennemente ingolfati, dove il personale insufficiente è costretto a compiere sforzi incredibili nel tentativo di garantire un’adeguata assistenza. “Servirebbero almeno quattro unità mediche per ogni turno – informa Manuel Ruggiero, dell’associazione Nessuno tocchi Ippocrate – due delle quali per i codici di minore gravità, una per il codice rosso e un’altra per l’osservazione breve intensiva. Purtroppo oggi mediamente sono appena due i medici in servizio sia per le emergenze ordinarie che per i casi di osservazione breve intensiva. Un numero oltremodo insufficiente a fronte di un’utenza che non si rivolge più alla continuità assistenziale”.
Reparti sovraffollati, attese di ore e momenti di tensione che spesso trovano libero sfogo in aggressioni ai danni di medici e infermieri. Episodi che si sono intensificati nelle ultime settimane, con il caso emblematico di un’infermiera presa a pugni a Castellammare e il cui aggressore è stato identificato e arrestato. Chiedono ospedali sicuri, gli addetti ai lavori, che venerdì 12 gennaio, su iniziativa di Uil e Uil Fp Campania, terranno flash mob nei principali presidi ospedalieri. E mentre De Luca è tornato a sottolineare la necessità di eliminare il numero chiuso a Medicina “che è un camorrificio e un machettificio”, ha lanciato severe accuse contro la “corporazione dei primari e i baroni delle università”, accusandoli di dissuadere i giovani specializzandi a lavorare nei pronto soccorso.
Il consigliere M5S Saiello parla di “una disgrazia annunciata”
“L’autorità giudiziaria accerti”, ha sbottato il governatore, tra l’inaugurazione del nuovo blocco parto al Moscati di Avellino e il centro per la procreazione medicalmente assistita e l’Utic al San Pio di Benevento. “A Benevento è tornato a esibirsi il boss delle inaugurazioni”, ha dichiarato il consigliere regionale della Lega Severino Nappi. “Il taglio del nastro e la posa della prima pietra, a cui non segue mai la soluzione del problema sono da sempre le specialità del governatore”, ha sottolineato Nappi, che nei giorni scorsi ha depositato un’interrogazione sulla vicenda della neonata morta dopo che le hanno rifiutato le cure all’ospedale di Boscotrecase. Interrogazione sulla stessa vicenda anche del consigliere M5S Gennaro Saiello, che parla di “una disgrazia annunciata lasciando un territorio così vasto senza un presidio di emergenza”.