Alla sua prima uscita pubblica da ministro di Giustizia, Carlo Nordio, a fine ottobre 2022, dichiarò: “Le carceri sono la mia priorità”. Ma, a distanza di oltre un anno, nulla è stato fatto dal governo Meloni. Carceri fatiscenti, sovraffollamento, condizioni degradate di vita per detenuti e personale, con casi di suicidi e rivolte continuano a rimanere problemi all’ordine del giorno.
Sovraffollamento da terzo mondo nelle carceri italiane. Il nuovo anno si è aperto con l’ennesimo suicidio di un detenuto
Il nuovo anno si è aperto con l’ennesimo suicidio di un detenuto. Il 25enne Matteo Concetti si è tolto la vita in cella d’isolamento lo scorso 5 gennaio nel carcere anconetano di Montacuto. E su questa nuova tragedia incombe un interrogativo inquietante. Le condizioni psichiatriche del ragazzo lo rendevano incompatibile con la detenzione in carcere? Ed è attorno a questo interrogativo che ruota il fascicolo d’inchiesta per istigazione al suicidio che la Procura di Ancona ha aperto contro ignoti, dopo la denuncia che Roberta Faraglia, madre del 25enne, ha presentato ai carabinieri di Rieti.
“Mio figlio aveva un disturbo psichiatrico accertato, era bipolare, in carcere non ci poteva stare. Tantomeno in isolamento, senza nessuno che lo controllasse, impaurito e agitato com’era”, ha dichiarato la donna. Il 25enne doveva scontare un residuo di pena di soli 8 mesi per reati contro il patrimonio commessi da minorenne. E l’8 gennaio, ma la notizia è stata resa nota solo ieri, un altro detenuto si è ucciso impiccandosi nella propria cella, stavolta nel carcere Due Palazzi di Padova. L’uomo, 27 anni, di origini venete, era rinchiuso dal mese di agosto, per scontare una pena che sarebbe terminata a metà del 2028.
Nel 2023, secondo l’ultimo rapporto di Antigone, si sono tolte la vita in carcere 68 persone. L’età media di quanti si sono tolti la vita era 40 anni e tra questi 15 non avevano più di 30 anni. Nel frattempo nel corso dello scorso anno, negli istituti visitati da Antigone, si sono registrati in media ogni 100 detenuti 16,3 atti di autolesionismo, 2,3 tentati suicidi, 2,3 aggressioni ai danni del personale e 4,6 aggressioni ai danni di altre persone detenute. “Quello che notiamo – ha detto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – è la crescita estremamente rapida del sovraffollamento penitenziario”.
Il governo non solo non si è mosso ma ha peggiorato la situazione. Tanti i nuovi reati e le pene inasprite
Oggi i detenuti sono 60.000, oltre 10.000 in più dei posti realmente disponibili e con un tasso di sovraffollamento ufficiale del 117,2%, con una crescita nell’ultimo trimestre (da settembre a novembre) di 1.688 unità. Andando avanti di questo passo, tra 12 mesi, l’Italia sarà nuovamente ai livelli di sovraffollamento che costarono la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Edu. Se il tasso di affollamento ufficiale è oggi del 117,2%, a fronte di questo valore medio in Puglia siamo ormai al 153,7% (4.475 detenuti in 2.912 posti), in Lombardia al 142% (8.733 detenuti in 6.152 posti).
Nel report di fine anno di Antigone si sottolinea come nelle 76 carceri di cui sono state finora elaborate le relative schede, sulle oltre 100 visite compiute negli ultimi 12 mesi dall’Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell’associazione, in 25 istituti, il 33%, c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentavano di essere state detenute in condizioni che violano l’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiani, è in costante aumento dalla fine della pandemia, quando le politiche di deflazione avevano portato il numero delle persone recluse a essere circa 53.000. I ricorsi accolti sono stati infatti 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022.
A destare preoccupazione è anche lo stato fatiscente di molti istituti
A destare preoccupazione è anche lo stato fatiscente di molti istituti. Considerando sempre le 76 schede elaborate, il 31,4 % delle carceri visitate è stato costruito prima del 1950. La maggior parte di questi addirittura prima del 1900. Nel 10,5% degli istituti visitati non tutte le celle erano riscaldate. Nel 60,5% c’erano celle dove non era garantita l’acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno. Nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia (benché il termine ultimo per dotare ogni cella di doccia fosse stato posto a settembre 2005). Nel 34,2% degli istituti visitati non ci sono spazi per lavorazioni. Nel 25% non c’è una palestra, o non è funzionante. Nel 22,4% non c’è un campo sportivo, o non è funzionante.
“Le politiche governative dell’ultimo anno non hanno di certo aiutato le politiche penitenziarie. Tanti sono stati infatti i nuovi reati o gli inasprimenti delle pene varati da Governo e Parlamento, dal dl Caivano, alle norme anti-rave, fino al recente pacchetto sicurezza. Scelte che non avranno alcun impatto sulla prevenzione dei reati, per cui servirebbero altresì politiche economiche e sociali, ma che stanno contribuendo e contribuiranno sempre di più al sovraffollamento penitenziario e ad un peggioramento delle condizioni di vita delle persone detenute, ma anche del personale, su cui viene scaricata la fatica quotidiana di gestire situazioni complesse a fronte di scarse gratificazioni economiche”, ha detto ancora Gonnella.
Emblematica la vicenda di Kelvin Egulbor, nigeriano di 25 anni. La Corte di Appello ha confermato l’altro giorno la condanna a cinque anni di reclusione per il giovane, con l’accusa di aver minacciato un uomo di tagliargli la cappotta dell’auto se non gli avesse dato 2 euro per parcheggiare nella zona di Fuorigrotta a Napoli. Al giovane straniero, che ha trascorso già 20 mesi nel carcere di Poggioreale, sono stati concessi gli arresti domiciliari.